ytali. esce con il suo secondo libro cartaceo, dal titolo “Il pensiero che muove la politica”. È una raccolta di interviste, pubblicate sulla nostra rivista tra il gennaio e il giugno 2018, che ha come protagonisti quattordici filosofi italiani, di diverso orientamento e formazione.
In questo libro, Massimo Donà, Giacomo Marramao, Giulio Giorello, Andrea Grillo, Toni Negri, Alfonso Maurizio Iacono, Adriana Cavarero, Diego Fusaro, Luisa Muraro, Mauro Ceruti, Caterina Resta, Maurizio Mori, Franca D’Agostini e Donatella Di Cesare, ognuno nella sua autonomia, riflettono sulla possibilità di un pensiero in grado di ridare alla politica respiro e progettualità all’altezza delle sfide del nostro tempo e cercano di dare un senso a una realtà, quella odierna, sempre più refrattaria ad essere letta attraverso le categorie novecentesche.
Il libro è acquistabile su Streetlib, Ibs e Amazon.
Qui riproduciamo l’Introduzione, a firma di Matteo Angeli, giornalista nella redazione di ytali che ha curato le varie interviste.
Questo volume raccoglie una serie di conversazioni con quattordici filosofi italiani, realizzate tra il gennaio e il maggio 2018, pubblicate sulla rivista online ytali.com e qui riproposte secondo l’ordine cronologico con cui sono avvenute.
Il filo rosso che le connette, nell’indipendenza di ciascuna rispetto alle altre, è il tentativo di interrogarsi e di fare luce sulle grandi questioni che animano un tempo di rottura e di cesura tra due epoche, com’è quello in cui stiamo vivendo.
Punto di partenza del nostro tragitto, l’inevitabile collegamento con il Sessantotto, nel cinquantenario della sua ricorrenza. Collegamento che si pone non tanto come una chiave di ragionamento proposta ai nostri interlocutori, ma piuttosto come una sorta di suggestione “maieutica”.
Chi scrive è nato vent’anni dopo quell’epoca di grandi trasformazioni, ma è consapevole di beneficiare, direttamente o indirettamente, di un progresso nel dibattito culturale e di conquiste civili e sociali che hanno le loro radici nelle lotte di quegli anni.
I sommovimenti e i movimenti di allora furono ispirati e spinti da un pensiero lungo e forte, capace di rifondare l’azione politica in rapporto alle domande radicali che poneva la società del tempo, ancora immersa nel cono d’ombra proiettato dal fascismo. Oggi non sembra più essere così, pur nella sensazione di trovarsi, come allora, nel mezzo di un passaggio drammatico tra due fasi storiche.
Nonostante il senso di una frattura epocale, si ha la percezione di vivere in un eterno presente, senza alcun legame con il passato, anche recente, e al tempo stesso destinato a perpetuarsi senza diventare mai futuro. Manca la progettualità, non osiamo neppure pronunciare la parola utopia, non si può più chiedere l’impossibile perché tutto sembra possibile.
È davvero questo lo scenario attuale? E come si è arrivati a questo punto? Come e fino a dove si può intervenire per non subire passivamente la marmellata di ideologie usa e getta che egemonizzano il discorso pubblico e provare a ridare spessore e autorevolezza alla politica?
I cinquant’anni trascorsi dal Sessantotto sono molti di più se contati con il metro delle trasformazioni che vive il pianeta in tutte le sue latitudini, in misura e in profondità senza precedenti.
La società postindustriale in cui ci troviamo richiede punti di vista, metodi e soluzioni nuove, in grado di rispondere, innanzitutto, alle esigenze di una forza lavoro che è radicalmente cambiata.
Un’inedita rivoluzione bussa alle porte di un’umanità lanciata a tutta velocità verso un futuro “a corto di lavoro”, nel nome di un progresso apparentemente senza alternative, dove digitale e reale si fondono fino a diventare quasi la stessa cosa.
L’Europa è investita da un movimento contrario, fatto di pulsioni reazionarie che stanno prendendo piede nei vari angoli del continente. Rispetto ad allora, la demografia è cambiata, così com’è cambiato il rapporto tra classe e potere.
Forme consolidate di rappresentanza e organizzazione politica si sono logorate e la politica novecentesca non è riuscita a trovare dentro di sé gli strumenti adatti ad auto-rinnovarsi e riproporsi come guida in grado di indirizzare il corso degli eventi e progettare il futuro.
Ma non è solo la politica a essere disorientata. Se l’utopia è il tratto emblematico del Sessantotto, oggi prevale un nichilismo che si tramuta sovente in manifestazioni di odio diffuse, tanto nella realtà reale quanto in quella virtuale della rete.
Ho avuto l’opportunità di riflettere su questi e altri grandi temi con alcuni tra i più noti filosofi italiani, di diverso orientamento e formazione. In questo senso, l’obiettivo della raccolta è dare voce e confrontare punti di vista differenti e non identificare possibili relazioni tra le varie parti del libro.
Ringrazio pertanto Massimo Donà, Giacomo Marramao, Giulio Giorello, Andrea Grillo, Toni Negri, Alfonso Maurizio Iacono, Adriana Cavarero, Luisa Muraro, Diego Fusaro, Mauro Ceruti, Caterina Resta, Maurizio Mori, Franca D’Agostini e Donatella Di Cesare per la passione, la cura e il tempo che hanno dedicato alle mie domande e per avermi consentito di dare la forma di un libro alla raccolta di interviste.
A loro sono particolarmente grato perché mi hanno ricordato che, oggi più che mai, “cambiare il mondo” non è soltanto un desiderio utopico, ma una sempre più inevitabile necessità.
Matteo Angeli
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