Palinuro l’amico d’infanzia. Trasfuso in noi
per virus nasale. Se il nocchiero per teatro
si cela dentro un anagramma. Per questo
nuovo esodo col grande caduto insepolto.
Fosse comuni e lapidi non scritte. Mai erette
nella terra nuda. Grigioverde senza le toppe
di colore. Taras Bulba tornato dopo la peste
per il tempo dell’Apocalisse. Per i trent’anni
di stragi dalla Bosnia. Per le donne che una
dice la violenza ci spezza. Ma nascondiamo
il computer con la foto del nostro amore.
Col nostro cuore indomito. Mentre passa lei.
E Frida già trasfonde il sangue dal cartellone
per tutti. Sommersi nel teatro di Mariupol.
–
“Palinuro Mariupol”, di Paolo Fabrizio Iacuzzi
Da “Peste e guerra. La poesia non salverà la vita”, Interno Poesia, 2022.
“Palinuro Mariupol”, di Paolo Fabrizio Iacuzzi
ultima modifica: 2023-05-28T17:15:16+02:00
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