Politically Correct
Una rubrica di Matteo Angeli
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Tokyo, un passo verso il “sì” al matrimonio egualitario

MATTEO ANGELI

Il governo metropolitano di Tokyo ha cominciato ieri a rilasciare dei certificati di unione civile alle coppie dello stesso sesso che vivono e lavorano nella capitale giapponese, inclusi i cittadini stranieri. Si tratta di un passo importante verso un riconoscimento a livello nazionale, che ancora manca. Il Giappone è infatti l’unico stato del G7 a non avere una legge sulle unioni civili, per non parlare di una norma sul matrimonio egualitario. 

L’introduzione delle unioni civili è stata fortemente voluta dalla governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, la quale in maggio aveva presentato un disegno di legge a riguardo. La capitale nipponica si aggiunge così alle duecento autorità locali che sono già intervenute per riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un po’ meno di quinto delle municipalità nipponiche. Ad aprire la strada era stato nel 2015 il distretto di Shibuya, che è uno dei ventitré quartieri speciali di Tokyo. Ora che anche la capitale nipponica ha fatto questo passo, crescono di livello le pressioni sul governo nazionale, affinché esso addotti una legge in grado di riconoscere e tutelare le coppie gay.

Coi suoi all’incirca 14 milioni di abitanti, Tokyo gioca infatti un ruolo importante negli equilibri dello stato dell’Asia orientale. Con il certificato che è disponibile dal 1° novembre, le persone che vivono, lavorano o studiano nella capitale nipponica non potranno ancora beneficiare degli stessi effetti legali del matrimonio, ma avranno comunque accesso a una serie di servizi pubblici relativi agli alloggi, alla sanità, alle assicurazioni, o alla possibilità di visitare il partner ricoverato. Secondo i dati comunicati venerdì scorso, il governo metropolitano avrebbe ricevuto già 137 richieste di certificato. 

Si tratta di un’evoluzione che riflette un cambiamento nell’opinione pubblica. Nel 2021 un sondaggio realizzato dall’emittente pubblico NHK mostrava in effetti che il 57 per cento degli intervistati era a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Inoltre, sono sempre più le aziende che proclamano il loro supporto per questo istituto e anche nel mondo dello spettacolo, aumentano i personaggi TV dichiaratamente omosessuali. Ciononostante, sono ancora molti coloro che subiscono discriminazioni sul lavoro, a scuola e a casa. 

Il primo ministro Fumio Kishida, leader di un governo a trazione conservatrice, è rimasto sempre molto cauto rispetto al riconoscimento delle unioni civili a livello nazionale. Il matrimonio vero e proprio, poi, rimane un tabù.

Come in altri paesi, la speranza in parte è che i tribunali facciano quello che la politica non ha il coraggio o la voglia di fare. In tal senso, nel 2021 la corte di Sapporo aveva sentenziato che il divieto ai matrimoni gay viola il diritto all’uguaglianza iscritto nella costituzione. Nel giugno di quest’anno è arrivata però la doccia fredda, con il tribunale di Osaka che ha invece detto che il non-riconoscimento delle unioni gay non è incostituzionale, respingendo la causa intentata da tre coppie contro lo stato. 

Il certificato introdotto dalla capitale nipponica è comunque un passo nella giusta direzione, perché indica che il Giappone è sempre più pronto a dire “sì” al pieno riconoscimento delle coppie gay e, più in generale, ad accogliere la diversità sessuale con protezioni legali paritarie rispetto alle persone eterosessuali. Non ci sarà più bisogno di dover spiegare una situazione finora particolare e non legalmente riconosciuta. 

Il certificato è perciò un riconoscimento pubblico a lungo atteso. Il segno che il governo capitale vede la sua comunità LGBTQ+ e comprende il bisogno di fare di più per proteggerne i diritti. Il nuovo dispositivo non va inteso quindi solo come un obiettivo in sé, ma anche e soprattutto come un trampolino verso una società dove i membri della minoranza LGBTQ+ saranno davvero tutelati e quindi uguali al resto della popolazione. 

In un effetto a cascata, maggiore sarà il numero di coloro che richiederanno in nuovi certificati, maggiore sarà il numero delle persone LGBTQ+ che troveranno il coraggio di vivere alla luce del sole la loro identità e le loro relazioni. Senza più essere invisibili davanti alla legge. Senza più doversi nascondere. 

Tokyo, un passo verso il “sì” al matrimonio egualitario ultima modifica: 2022-11-02T13:07:10+01:00 da MATTEO ANGELI
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