Politically Correct
Una rubrica di Matteo Angeli
Condividi
PDF

caccia alla streghe

MATTEO ANGELI

Il 5,1 per cento degli americani tra i diciotto e i ventinove anni s’identifica come transgender o non binario. È questo il risultato di uno studio pubblicato martedì dal Pew Research Center. Rispetto al resto della popolazione statunitense, quindi, i giovani con meno di trent’anni sono molto più suscettibili di affermare che il loro genere è diverso dal sesso che è stato determinato loro alla nascita. 

Secondo la ricerca, in totale le persone transgender o non binarie (cioè che non s’identificano esclusivamente come uomo o donna) costituirebbero l’1,6 per cento della popolazione negli Stati Uniti. 

Aumenta anche il numero di coloro che dicono di conoscere una persona trans. Nel 2017 essi erano il 37 per cento della popolazione americana, nel 2021 il 42 per cento e oggi sono il 44 per cento. Come prevedibile, questo numero diminuisce tra le fasce più anziane della popolazione. Ciononostante, un terzo degli intervistati sopra i sessantacinque anni afferma di conoscere una persona transgender. 

Tali cifre s’inseriscono in una dinamica più ampia, che riguarda la comunità Lgbt in generale. Secondo un sondaggio reso noto da Gallup in febbraio, il 7,1 per cento degli americani si riconoscerebbe come gay, lesbica, bisessuale o transgender. Il doppio rispetto alla percentuale del 2012 (3,5 per cento), anno in cui l’agenzia di sondaggi cominciò a studiare il peso della comunità Lgbt. Ancora più interessante è il dato relativo alla “generazione zeta”, ovvero coloro nati tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Dieci del ventesimo secolo. Il 21 per cento di chi è diventato maggiorenne tra il 1997 e il 2003 si definisce Lgbt. 

Quasi il doppio rispetto ai millennial. Il 10,5 per cento dei nati tra il 1981 e il 1996 s’identifica infatti come Lgbt. Le percentuali sono ancora più basse tra chi appartiene alla generazione X, che è ora tra i quarantadue e i cinquantasette anni. Solo il 4,2 di loro afferma di essere gay, lesbica, bi o trans, percentuale che scende al 2,6 per cento tra i baby boomer, che hanno oggi tra i cinquantotto e i settantasei anni, e allo 0,8 per cento tra chi è nato prima del 1946. 

Secondo Gallup, presto più del 10 per cento della popolazione americana s’identificherà come Lgbt, e questo è dovuto alla crescente accettazione delle minoranze sessuali nella società. In tal senso, ad esempio, secondo l’agenzia di sondaggi il 70 per cento degli americani sarebbe attualmente a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Un aumento vertiginoso rispetto al 1996, quando solo il 27 per cento della popolazione statunitense era a favore. 

Per quanto riguarda le persone transgender, queste hanno sperimentato negli ultimi anni una visibilità senza precedenti. Personalità della tv del calibro di Laverne Cox, Caitlyn Jenner o Eliot Page hanno parlato pubblicamente della loro transizione. La presidenza di Joe Biden ha riconosciuto quest’anno la giornata internazionale della visibilità transgender, ricorrenza annuale che cade il 31 marzo. Inoltre dall’11 aprile, i cittadini americani possono scegliere un’opzione neutrale per indicare il proprio genere sui passaporti, facendo ricorso alla X. 

Dal 2015, quando la corte suprema legalizzò il matrimonio tra persone dello stesso sesso, si è assistito per alcuni anni a una tregua nello scontro politico sui temi Lgbt. Nel 2016, Donald Trump si definiva un “vero amico” di gay, lesbiche, bi e trans. Nel 2020, Neil Gorsuch, giudice in quota conservatrice della corte suprema, nominato da Trump, s’esprimeva su un caso diventato subito pietra miliare per la comunità Lgbt. Con esso, Gorsuch riconosceva che a livello federale le persone gay, bi e trans hanno diritto a una protezione da ogni discriminazione sul lavoro. 

Ora il cessate il fuoco sembra però finito. I diritti Lgbt sono sempre più al centro della battaglia politica tra Democratici e Repubblicani. Questi ultimi hanno ormai i loro ranghi pieni zeppi di conservatori duri e puri sui temi sociali e culturali. È il marchio di Donald Trump, che aveva deciso scientemente di fare della destra religiosa lo zoccolo duro della propria base. Ciò ha dato una nuova aggressività alla retorica conservatrice. 

L’opinione pubblica americana è per il momento meno aperta sulle questioni legate alle persone transgender o all’identità di genere. Ad esempio, secondo un’indagine Gallup del 2021, il 62 per cento degli americani ritiene che gli atleti trans dovrebbero poter gareggiare solo nelle squadre che corrispondono al sesso assegnato loro alla nascita. 

I Repubblicani cercano di approfittarne per far sembrare i Democratici distanti dalle preoccupazioni della popolazione e per regredire sulle conquiste finora fatte in materia di diritti Lgbt. Usano il concetto dell’identità di genere tra i bambini come arma per seminare la paura tra i genitori. 

Martellano con domande divisive: la scuola dovrebbe informare i genitori quando il loro figlio assume una diversa identità di genere in classe? A che età bisognerebbe cominciare a parlare ai giovani d’identità di genere? Le ragazze transgender possono partecipare agli sport femminili, nonostante la pubertà maschile abbia loro conferito un vantaggio fisico? 

La Florida s’è fatta capofila di questo movimento. Qui, il governatore Ron DeSantis studia per ereditare lo scettro del trumpismo. In marzo ha firmato una legge che vieta di “parlare in classe di orientamento sessuale o identità di genere”. Un divieto modulato secondo l’età che, a causa della vaghezza estrema della sua formulazione, potrebbe in principio essere esteso fino ai diciotto anni. In un effetto a cascata, altri stati a trazione conservatrice hanno annunciato di voler introdurre leggi simili. È il caso di Alabama, Ohio, Louisiana e Texas. 

La caccia alle streghe include le cure per la riassegnazione del sesso. In Texas, il governatore Greg Abbott vuole che insegnanti e conoscenti denuncino i genitori che consentono ai loro figli di seguire una terapia ormonale o sottoporsi a un intervento chirurgico. Sempre in questi casi, Abbott chiede alle agenzie statali d’indagare i genitori per abuso sui minori. In maniera simile, l’Alabama ha introdotto in maggio una legge che minaccia di punire con fino a dieci anni di prigione medici e infermieri che aiutano un minore a sottoporsi a cure per la riassegnazione del sesso. “Una pericolosa intromissione della politica nel campo della medicina”, così l’Associazione medica americana si è schierata nello scontro e ha invitato i governatori a smetterla d’interferire nella cura dei minori transgender. 

La guerra ai diritti Lgbt riporta anche alla luce annose polemiche. Sempre in Alabama, la governatrice Kay Ivey ha firmato una legge che obbliga gli studenti a utilizzare i bagni secondo il genere menzionato sul loro certificato di nascita. 

L’isteria conservatrice si estende anche allo sport. Negli ultimi tre anni, ben diciotto stati hanno adottato leggi che limitano la partecipazione delle ragazze trans agli sport femminili nelle scuole. Ci sono governatori che hanno cercato di mettersi di traverso, come Spencer Cox, nello Utah, repubblicano che ha posto il suo veto, dicendo che la legge colpiva ingiustamente un numero infimo di ragazze transgender “alla ricerca di un senso di connessione e comunità” attraverso lo sport. Ciò non è servito perché il senato dello stato ha aggirato il suo veto. 

Ultima in ordine di tempo, la Louisiana. Il 1° agosto entrerà in vigore una legge promossa dai repubblicani, che controllano le due camere dello stato. La norma, denominata “Fairness in Women’s Sports Act” (legge per l’equità nello sport femminile), prevede che le scuole “designino le squadre di atletica intercollegiali e interscolastiche in base al sesso biologico dei membri della squadra”. Per “sesso biologico” s’intende quello riportato sul certificato di nascita di una persona. A scanso di equivoci, si afferma poi che le squadre femminili “non sono aperte alla partecipazione di chiunque abbia un certificato di nascita di sesso maschile”, il che esclude esplicitamente le ragazze trans. Con un approccio volto a promuovere la delazione, la legge della Louisiana consente agli studenti di fare causa alle scuole che non si adegueranno. Ad essere interessate non saranno solo scuole elementari, medie, superiori e università pubbliche ma anche ogni istituto privato che riceve fondi statali. 

Un anno fa, il governatore democratico John Bel Edwards aveva posto il veto su una legge simile, definendola “una soluzione in cerca di un problema che semplicemente non esiste in Louisiana”. Ora ha permesso che la legge entri in vigore, evitando di porre un veto che sarebbe stato probabilmente aggirato, ma ha ribadito la sua opinione, notando che “non c’è stato un solo caso di ragazza trans che abbia partecipato a uno sport in Louisiana”. 

In maniera estremamente cinica, i Repubblicani cercano quindi di seminare il panico, creando ad arte un problema che non esiste. La campagna transfobica che stanno inscenando è un attacco ai bambini che dicono di voler difendere. È una scommessa perversa, con la quale si mettono contro un segmento elettorale importate. Già nel 2020 infatti l’81 per cento degli elettori Lgbt appoggiò Biden, trainandone la corsa in maniera decisiva. Lo stesso schema potrebbe ripetersi alle elezioni di midterm, in novembre. 

caccia alla streghe ultima modifica: 2022-06-13T07:20:13+02:00 da MATTEO ANGELI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!