Quando l’odio uccide
Mercoledì sera a Bratislava, un giovane uomo ha ammazzato a colpi di arma da fuoco due ragazzi che si trovano fuori da un noto bar LGBTQ+, il Tepláreň.
La via Zámocká, che collega il centro storico al castello di Bratislava e all’edificio del parlamento, ospita quel poco di vita notturna LGBTQ+ nel paese, che in materia è piuttosto indietro rispetto al resto d’Europa. La Slovacchia è infatti uno degli ultimi sei stati membri dell’Unione europea a non avere alcuna legge sulle unioni civili o sulle coppie di fatto, insieme a Polonia, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania.
L’autore dell’insensato gesto è Juraj K. – così è stato identificato dalla polizia della capitale slovacca. Diciannove anni, figlio di un militante del partito di estrema destra Vlast’, che significa “patria”. Avrebbe utilizzato un’arma appartenente al padre e regolarmente detenuta.
Le vittime sono invece il ventitreenne Matus H. e il ventiseienne Juraj V., mentre una terza persona è stata coinvolta nella sparatoria, Radoslava T., ferita ma non in pericolo di vita.
La stampa slovacca parla di un omicidio a matrice omofoba, citando una serie di messaggi che l’assassino ha postato su Twitter e su altri social e in particolare un appello pubblicato dal giovane su Internet nel quale si scaglierebbe contro la comunità ebrea e, appunto, quella LGBTQ+.
Definire in maniera esatta le ragioni di questo efferato omicidio sarà però probabilmente impossibile. L’account del giovane omicida è stato chiuso dalle autorità e soprattutto lui è stato trovato morto la mattina del giorno successivo. Si sospetta un suicidio.
Qualche ora dopo l’attentato Juraj K. aveva rivendicato il gesto su Twitter e su 4chan, social network dove è possibile discutere con altri utenti in totale anonimato. Aveva pure interagito con alcuni follower, fino ad annunciare l’intenzione di suicidarsi, col messaggio “ci vediamo nell’aldilà”.
Il folle gesto ha sconvolto il paese e scatenato la reazione delle massime istituzioni. La presidente della Repubblica Zuzana Čaputová ha denunciato: “Le parole possono diventare armi. L’odio uccide. In quanto politici dobbiamo misurare ogni parola che usiamo prima che sia troppo tardi”.
Il riferimento è alla violenza omofoba di alcuni esponenti politici slovacchi, come il ministro delle finanze Igor Matovič. In maggio questo aveva dichiarato di essere oggetto delle critiche dei giornalisti perché “non orientato alle persone LGBTQ+”. Aveva anche insultato l’ex primo ministro Peter Pellegrini definendolo “un frocio”. O si pensi ancora al presidente del Consiglio nazionale Boris Kollár, il quale aveva dichiarato che le persone LGBTQ+ “appartengono all’ospedale”. O a György Gyimesi, esponente del parlamento slovacco che in maggio ha avanzato una proposta per vietare che le bandiere arcobaleno vengano esposte sugli edifici pubblici, pena una multa di 7mila euro.
Il folle duplice omicidio costato la vita a due ventenni è anche il risultato di questi comportamenti irresponsabili, finalizzati a capitalizzare sulle visioni arretrate di una parte della popolazione. L’odio non è un’opinione e le dichiarazioni dei rappresentanti politici possono svolgere un ruolo cruciale nel promuovere un clima d’impunità e radicalizzazione. Da questo punto di vista, l’Italia non è poi così lontana dalla Slovacchia. Basti pensare che i nuovi presidenti di Camera e Senato si sono lasciati andare in passato a dichiarazioni simili a quelle del ministro delle finanze slovacco. Ignazio La Russa urlò a uno studente “culattone” e Lorenzo Fontana definì le coppie LGBQT+ “schifezze”, solo per citare due delle loro uscite peggiori.
Piangere quando è troppo tardi non basta e non serve. “L’attentato di Bratislava potrebbe essere categorizzato come un atto terroristico, perché finalizzato a destabilizzare la società” ha detto il procuratore speciale Daniel Lipsic. Un atto terroristico figlio di quell’odio tollerato e in alcuni casi addirittura fomentato da alcuni esponenti di spicco della politica slovena. I quali, per quanto ora si credano o si professino estranei, restano per sempre coinvolti.

ORGOGLIO ARCOBALENO
di Matteo Angeli
2022 – ytali editore

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