Scozia trans-rivoluzionaria
La Scozia fa la storia. Da ieri, 22 dicembre, il paese è diventato il primo territorio del Regno Unito a introdurre l’autodeterminazione di genere. Si tratta del procedimento che consente a una persona trans di cambiare legalmente il proprio genere, senza doversi sottoporre a una diagnosi medica o alla decisione di un tribunale.
Ieri il parlamento scozzese ha dato l’ok finale alla nuova legge, passata con 86 voti a favore e 39 contrari. Non senza patemi. Vari esponenti dello Scottish National Party, il partito di maggioranza promotore della riforma, hanno votato contro. La Gender Recognition Reform è comunque passata, anche grazie ai voti di verdi, laburisti e liberal democratici. Essa modifica il Gender Recognition Act, che il governo del Regno Unito introdusse nel 2004 per disciplinare i modi in cui una persona può cambiare genere sui documenti.
Da tempo Westminster prometteva una riforma. Tuttavia, di fronte a continui tentennamenti e all’aperta opposizione dei Tory del premier Rishi Sunak, a Holyrood hanno deciso di fare da soli.
La nuova legge scozzese ridefinisce il processo con cui viene attribuito un “gender recognition certificate”, cioè un “certificato di riconoscimento di genere”. Si tratta di un documento che riconosce dal punto di vista legale che il genere di una persona non è quello che le è stato assegnato alla nascita.
Il governo scozzese sostiene di aver voluto sanare con la nuova legge due limiti del Gender Recognition Act: il fatto che la legge del 2004 richiede una diagnosi medica – considerata troppo intrusiva – e i tempi troppo lunghi per ottenere il certificato in questione.
Il Gender Recognition Act, ancora valido nel resto del Regno Unito, prevede infatti che una persona intenzionata a cambiare genere da un punto di vista legale vada davanti a un tribunale, detto Gender Recognition Panel. Questo può concedere il certificato di riconoscimento di genere solo a chi è in possesso di un documento medico che attesti la propria incongruenza di genere. Questa è la condizione psicologica che deriva dalla discrepanza tra sesso assegnato alla nascita e identità di genere. Il richiedente deve inoltre dimostrare di aver vissuto nel “genere acquisito” durante i due anni precedenti e dichiarare di volerci vivere per il resto della propria vita.
La legge scozzese rimuove il requisito di una diagnosi psichiatrica di disforia di genere, abbassa a sedici anni l’età di coloro che possono fare richiesta (il Gender Recognition Act la fissava a diciotto) e riduce da due anni a tre mesi (sei mesi per chi ha 16 o 17 anni) il lasso di tempo durante il quale il richiedente deve aver vissuto nel “genere acquisito”. La nuova norma introduce anche un periodo obbligatorio di tre mesi di riflessione, alla fine dei quali il richiedente dovrà confermare la propria decisione.
I sostenitori della legge affermano che essa permetterà alle persone transgender di rettificare il proprio genere attraverso un processo meno complicato, intrusivo e stressante.
I critici invece puntano il dito contro il rischio che la semplificazione delle procedure venga usata da predatori sessuali per invadere quelli che nel Regno Unito vengono definiti single-sex spaces, con riferimento agli spazi dedicati alle sole donne, a partire dai bagni pubblici.
Su questo, la First Minister Nicola Sturgeon è molto chiara nel rispedire le critiche al mittente. Difendendo la riforma ha detto:
Un uomo che vuole violentare una donna, anche fosse un uomo che per avvicinare la vittima si finge donna, non ha bisogno di un certificato di riconoscimento di genere per farlo, e un certificato di riconoscimento di genere non dà a quell’uomo una maggiore capacità o maggiori diritti per perseguire il suo scopo.
Eliminare la necessità di una diagnosi medica per una persona trans che vuole cambiare legalmente il proprio genere è uno degli scopi di questa legislazione, perché la necessità di tale diagnosi è una delle parti più intrusive, traumatiche e disumanizzanti dell’attuale sistema.
E come donna, so bene cosa significa vivere con la paura di una potenziale violenza da parte degli uomini. Sono una femminista. Mi batterò per i diritti delle donne. Farò sempre tutto il possibile per proteggere i diritti delle donne.
Ma penso anche che sia una parte importante della mia responsabilità rendere la vita un po’ più facile alle minoranze stigmatizzate nel nostro paese, rendere le loro vite un po’ migliori e rimuovere alcuni dei traumi con cui convivono quotidianamente.
Penso che sia importante farlo per la minuscola minoranza di persone trans nella nostra società e non mi scuserò mai per cercare di diffondere nel nostro paese l’uguaglianza, invece che ridurla,
così Sturgeon.
Coloro che beneficeranno della nuova norma sono in effetti una piccolissima minoranza. Fino ad oggi, circa trenta certificati di riconoscimento di genere sono attribuiti in Scozia ogni anno e, secondo le stime del governo, le nuove semplificazioni porteranno la cifra a 250-300 richiedenti all’anno.
I cittadini scozzesi sostengono la riforma. Secondo un sondaggio commissionato in febbraio dalla BBC, il 57 per cento della popolazione sarebbe a favore della semplificazione della procedura di rettificazione del genere sui documenti. Una percentuale che tocca il 70 per cento fra coloro che hanno tra i 16 e 34 anni.
Il governo conservatore del Regno Unito però non l’ha presa bene e minaccia, “se necessario”, di bloccare la legge scozzese. Segno che a Londra i Tory temono seriamente che la fuga in avanti di Holyrood li costringa a fronteggiare una pressione irresistibile.
L’introduzione dell’autodeterminazione di genere è un cambio di passo nella tutela diritti della comunità LGBTQ+, perché contribuisce a depatologizzare l’incongruenza di genere e quindi a rimuovere la narrativa che vorrebbe le persone trans malate.
In un effetto domino, sono ormai sempre più gli stati che non richiedono l’intervento di un giudice o di un esperto medico per rettificare il genere sui documenti. Oltre alla Scozia, sono già 18 gli stati che hanno adottato quella che è anche definita self-identification: Argentina, Belgio, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Danimarca, Ecuador, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Portogallo, Svizzera e Uruguay.
E il prossimo stato ad aggiungersi alla lista sarà probabilmente la Spagna. Proprio ieri, mentre Holyrood teneva il voto definitivo sulla Gender Recognition Reform, a Madrid la camera bassa dava il via libera a una legge molto simile, che dovrebbe consentire a chiunque, a partire dai sedici anni, di rettificare con una semplice dichiarazione il genere sui propri documenti.

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