Sartre e Venezia – Sartre et Venise

“Sartre e Venezia – Sartre et Venise” è il sesto libro di ytali. Testi di Patrick Guinand e fotografie di Franco Mapelli, scattate a Venezia dalla fine degli anni ’70 all’inizio degli anni ’90.
Il libro si può scaricare gratuitamente.
Ringraziamo i lettori che vorranno fare un’offerta volontaria per contribuire alle spese di realizzazione.
Di seguito riproduciamo la prefazione di Guido Moltedo.

“Sartre e Venezia – Sartre et Venise” est le sixième livre de ytali. Textes de Patrick Guinand et photographies de Franco Mapelli, prises à Venise de la fin des années 70 au début des années 90.
Le livre peut être téléchargé gratuitement.
Nous remercions les lecteurs qui voudront faire une offre volontaire pour contribuer aux coûts de réalisation.
Ci-dessous, la préface de Guido Moltedo.


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La recensione al libro nel Gazzettino del 10 agosto 2020

L’intervista a Franco Mapelli su TG Plus Cultura



Sartre a Venezia | Sartre à Venise

Pensate Venezia nel primo degli anni Cinquanta, l’anno in cui Jean-Paul Sartre è in Italia, e nelle sue tappe c’è la città dei dogi. La guerra è ancora vicina. Sono passati appena sei anni dalla sua fine. Provate a immaginare la Venezia d’allora, mentre la bella stagione declina. È una città che è ancora tale, con i suoi abitanti, con pochi alberghi e ristoranti, con i ritmi di un centro urbano vivo, con le sue bellezze, molto più affascinanti di quanto non lo siano oggi, perché esse sono la città stessa, la Venezia dei veneziani.
Ai tavolini del caffè dove siede Sartre con la sua compagna, saranno stati gli unici forestieri, e intorno a loro tavolini con solo veneziani? No, ce n’erano già allora, di turisti, a Venezia, e pure un po’ screanzati, come oggi. Perché Venezia è da sempre meta di visitatori e vacanzieri, e lo è anche allora, nell’Italia che cerca di rimettersi in piedi lasciandosi alle spalle le macerie della guerra. Certo, è un’attività agli albori e sembra lontana dall’essere “industria” turistica. In realtà, passeranno solo pochi anni perché le città d’arte italiane, e Venezia in particolare, vadano progressivamente perdendo i residenti per riempirsi sempre più di visitatori, molti distratti, tanti frettolosi, tantissimi incuranti del luogo in cui, chissà perché, sono arrivati.

Ed eccoci oggi, nell’anno bisestile 2020, nella surreale situazione di una Venezia totalmente vuota, dei suoi abitanti e dei suoi turisti. Un periodo molto breve, legato a un’improvvisa, drammatica emergenza provocata da una pandemia di portata planetaria.

Il 2020 è anche l’anno in cui ricorre il quarantennale della morte di Sartre. L’idea di dedicare un libro, nell’occasione di questa ricorrenza, al filosofo francese e al suo legame con la città italiana che più gli era cara, si realizza dunque in un momento molto particolare per la storia di Venezia. Di questo periodo resteranno le immagini dei canali dall’acqua tranquilla e di una laguna piatta e perfino a tratti trasparente. Le calli vuote, piazza San Marco nel silenzio del nulla. Ma via via si tornerà a quella che è stata definita “nuova normalità”. Quale “normalità”, per Venezia?
È uno snodo, dopo il lockdown, che per Venezia non sarà esagerato definire storico, retrospettivamente, se da esso scaturirà un percorso in grado di salvare la città dall’invasione turistica, e scongiurarne la morte, e a consentirle di tornare a essere almeno un po’ la Venezia che troviamo nelle pagine sartriane. Affascinante ma anche sgradevole, comunque una città vera. Non immaginiamo certo una macchina del tempo che ci restituisca quella Venezia, ma semplicemente speriamo di poter tornare a una città che somigli alla Venezia dell’Ultimo turista più che a quella dei trenta milioni di turisti.

Questo libro è, in un certo senso, una jam session dedicata a Sartre e a Venezia, e alla loro relazione. Un’associazione libera fra foto, testo, memoria, e situazione attuale, che s’incontrano quasi musicalmente. Un incontro casuale, libero, come può essere una jam session, propiziato da chi scrive queste note, tra due diverse personalità artistiche, accomunate da un amore intelligente per Venezia e da un interesse che è anche generazionale per Sartre: un fotografo, Franco Mapelli, e un regista, Patrick Guinand, che mettono in comune ed espongono immagini e testi sul nostro “palcoscenico”, un palcoscenico veneziano, essendo ytali una rivista e una casa editrice orgogliosa di avere sede a Venezia, di raccontare Venezia, di raccontare il mondo da Venezia.

L’idea di questo lavoro-incontro nasce da una vecchia idea di Mapelli, maturata nel corso delle sue numerose visite a Venezia: collegare una serie di foto scattate in periodi diversi, le prime vent’anni dopo il viaggio di Sartre a Venezia, e le altre in occasioni successive fino al 2010, secondo un filo riferibile alle permanenze di Sartre in laguna e in particolare ai resoconti raccolti ne La regina Albemarle. O l’ultimo turista.

Spiega Mapelli: “Soltanto Venezia, forse, la città che non cambia, può consentire associazioni temporali come questa. Di cambiato c’è la persona dietro l’obiettivo, che non riuscirebbe più a scattare quelle immagini scarne dei primi bianconero che cercano di evitare il luogo comune”.

Fotografare Venezia: quando si entra nella città incantata è difficile attenersi a un progetto e tenere a bada la propria ispirazione; gli schemi saltano, la città prende il sopravvento, nell’assenza delle automobili ogni rumore diventa suono, la luce e i colori riconquistano l’attenzione del visitatore, ed è come se ogni scatto debba rientrare in questa speciale armonia.

Come in una jam session in cui gli strumenti dei vari artisti si incontrano, si associano e poi seguono ognuno un proprio spartito per poi rincontrarsi, in questo libro le immagini di Mapelli alludono a quanto scrive Sartre, e quanto scrive Guinand scava dentro Sartre, e ha sullo sfondo le foto di Mapelli, a cui si collegano brevi stralci tratti da La regina Albemarle. O l’ultimo turista.

Il libro è in italiano e in francese. Tra i due testi di Patrick Guinand, le fotografie di Franco Mapelli, liberamente associate a brevi citazioni tratte da Jean-Paul Sartre, La regina Albemarle. O l’ultimo turista (Il Saggiatore, 1993) e, nella versione originale francese, da Jean-Paul Sartre, La reine Albemarle ou le dernier touriste (Édition Gallimard, 1991)
Ytali ringrazia Marco Milini, per il prezioso lavoro di cura editoriale, e Claudio Madricardo, per la traduzione in italiano dei testi di Patrick Guinand.

G.M.

Pensez seulement à Venise au début des années 50, l’année où Jean-Paul Sartre est en Italie, et où l’une de ses étapes est la Cité des Doges. La guerre est encore proche. Six années seulement se sont écoulées depuis. Essayez d’imaginer la Venise d’alors, alors que décline la belle saison. C’est une vraie ville, que l’on peut nommer telle, avec ses habitants, avec peu d’hôtels et de restaurants, avec les rythmes d’un centre urbain vivant, avec ses beautés, beaucoup plus fascinantes qu’elles ne le sont aujourd’hui, parce qu’elles sont la cité même, la Venise des vénitiens.
Aux tables du café où Sartre se trouve avec sa compagne, auraient-ils été les seuls étrangers, entourés de tables occupées seulement par des vénitiens? Non, les touristes, à Venise, il y en avait déjà, et un peu goujats, mal éduqués, comme aujourd’hui. Car depuis toujours Venise est le but de visiteurs et de vacanciers, et elle l’était déjà alors, dans cette Italie qui cherchait à reprendre pied et laisser derrière elle les ruines de la guerre. Certes, c’est une activité renaissante, à ses débuts, et qui semble loin de l’état „d’industrie“ touristique. En réalité, il ne se passera que peu d’années pour que les villes d’art italiennes, et Venise en particulier, ne perdent progressivement leurs résidents, pour se remplir de plus en plus de visiteurs, irrespectueux, toujours pressés, se souciant tellement peu du lieu où, qui sait pourquoi, ils sont venus.

Et nous voici aujourd’hui, en cette année bissextile 2020, dans la situation surréelle d’une Venise totalement vide, vidée de ses habitants et de ses touristes. Une très brève période, liée à l’urgence dramatique provoquée à l’improviste par une pandémie de dimension planétaire.

2020 est aussi l’année du quarantième anniversaire de la mort de Sartre. L’idée de dédier un livre, en cette occasion, au philosophe français et à son lien avec la ville italienne qui lui était la plus chère, se concrétise donc dans un moment particulier de l’histoire de Venise. De cette période resteront les images des canaux aux eaux calmes et d’une lagune plate et même parfois transparente. Les calli vides et la Place Saint-Marc dans le silence du néant. Mais progressivement on retournera à ce qui a été défini comme la „nouvelle normalité“. Mais quelle „normalité“ pour Venise?

Pour Venise, après le lockdown, c’est un tournant qu’il ne serait pas exagéré de décrire comme historique, rétrospectivement, s’il pouvait en naître un mouvement en mesure de sauver la cité de l’invasion touristique, et d’en conjurer la mort, et à lui permettre de redevenir, ne serait-ce qu’un peu, la Venise que l’on trouve dans les pages sartriennes. Fascinante, mais incommode, désagréable, aussi. Une vraie cité, quoi! Nous n’imaginons certes pas une machine à remonter le temps qui nous restituerait cette Venise-là, nous espérons simplement de pouvoir retrouver une cité qui ressemble plus à la Venise du „Dernier touriste“ qu’à celle des trente millions de touristes.

Ce livre est, dans un certain sens, une jam session dédiée à Sartre et à Venise, et à leur relation. Une association libre entre photo, texte, mémoire, et situation actuelle, qui se rencontrent quasiment musicalement. Une rencontre ponctuelle, libre, comme peut l’être une jam session, initiée par l’auteur de ces lignes, entre deux personnalités artistiques diverses, qui ont en commun un amour intelligent pour Venise et un intérêt également générationnel pour Sartre: un photographe, Franco Mapelli, et un metteur en scène, Patrick Guinand, qui mettent en commun images et textes sur notre „scène“, une scène vénitienne, ytali étant une revue et une maison d’édition fière d’avoir son siège à Venise, de raconter Venise, de raconter le monde de Venise.

L’idée de ce travail-rencontre est née d’une vieille idée de Mapelli, mûrie au cours de ses nombreux séjours à Venise: faire le lien entre une série de photos prises à diverses périodes, les premières une vingtaine d’années après le voyage de Sartre à Venise, et les autres à des occasions successives jusqu’à 2010, selon un fil conducteur lié à la présence de Sartre dans la lagune, et en particulier aux notes rassemblées dans „La reine Albemarle ou le dernier touriste“.

Mapelli l’explique ainsi: „Seule Venise, peut-être, la cité qui ne change pas, peut consentir des associations dans le temps comme celles-ci. Si quelque chose est changé, c’est la personne derrière l’objectif, qui ne réussirait plus à prendre ces images austères des premiers clichés noir-et-blancs, qui essaient d’éviter le lieu commun“.

Photographier Venise: quand on entre dans la ville magique, il est difficile de se tenir à un projet et de réfréner sa propre inspiration; les schémas préconçus explosent, la cité prend le dessus, en l’absence d’automobiles chaque bruit devient un son, la lumière et les couleurs reconquièrent l’attention du visiteur, et c’est comme si chaque cliché devait se fondre dans cette harmonie toute spéciale.

Comme dans une jam session où les instruments des divers interprètes se rencontrent, s’associent et puis suivent chacun leur propre partition pour ensuite de nouveau se rencontrer, dans ce livre les images de Mapelli font écho à ce qu’écrit Sartre, et quand il écrit Guinand explore Sartre, avec en arrière-plan les images de Mapelli, auxquelles sont associés de brefs extraits tirés de „La Reine Albemarle ou le dernier touriste“.

Le livre est en italien et en français. Entre les deux textes de Patrick Guinand se trouvent les photos de Franco Mapelli, associées librement à de brèves citations issues, en version italienne, de „La regina Albemarle o l’ultimo turista“ (Il Saggiatore, 1993), et en version française de la version originale „La reine Albemarle ou le dernier touriste“ (Éditions Gallimard, 1991), de Jean-Paul Sartre.

Ytali remercie Marco Milini pour son précieux travail éditorial, et Claudio Madricardo, pour la traduction en italien des textes de Patrick Guinand.


G.M.

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Sartre e Venezia – Sartre et Venise ultima modifica: 2020-07-20T11:56:35+02:00 da GUIDO MOLTEDO