Tra_Monti
Una rubrica di Marcello Di Martino
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Le antenne del Monte Cavo

La Via dei Laghi riporta alla memoria le incursioni con Zebrone in Centoventisette rossa alla volta di Velletri. Il vino bianco prodotto dai suoi zii era, mensilmente, l’ambito, mellifluo obiettivo. Malvasia Laziale  e Trebbiano  Toscano allevati con cura, affidandosi alla sola clemenza delle stagioni. 

La Via dei Laghi è la premessa per Rocca di Papa, dove, superato il Santuario della Madonna del Tufo, si vira sulla sinistra per il Monte Cavo. Il tufo  su cui è stata eretta la Chiesa è un enorme masso di oltre centocinquanta quintali che secondo la tradizione si sarebbe fermato nel suo rotolare, risparmiando un viandante invocante la Madonna. L’origine del masso e la sacralità del luogo da raggiungere sono gli ingredienti del piatto in menù sulla carta dei Colli Albani.

Gemma è la mia compagna di giornata, la sua sapienza geologica è quanto mai coerente con il tragitto e la meta di inizio estate. Mi aiuta a capire le origini dei laghi sottostanti e la natura del monte che ci apprestiamo a salire, le cui rocce indicano chiaramente l’orogenesi vulcanica.

 Il meteo prevede caldo torrido e la frescura dell’ora mattutina ne lenisce gli effetti e ne rallenta inizialmente l’esordio. 

Un paio di chilometri su strada asfaltata, periodicamente interdetta al traffico,  con ville sovrastanti, rigorosamente confortate da piscine, è l’esordio che conduce ad un bivio con teca votiva, ancora una volta Mariana. Qui, una coppia autoctona dai tratti gentili e dai modi di rara cortesia ci indica il percorso su basolato che porta alla sommità del Monte Cavo. È la Via Sacra. I Romani la realizzarono per onorare Iuppiter Latiaris il cui tempio, ormai perso, era collocato alla sommità del Cavo, cono vulcanico silente da oltre diecimila anni.

La pavimentazione in pietra vulcanica levigata dagli anni è in lunghi segmenti quasi intatta e in pochi tratti sconnessa e con basole divelte. Qui, sui lecci e sui carpini, hanno il sopravvento i castagni la cui recente fioritura copre con i propri amenti le basole. E il giallo delle infiorescenze maschili ancora indecomposte e il nero delle lastre di origine vulcanica offrono i colori al tappeto che si fa sempre più erto, prima del belvedere. E il profumo intenso dei fiori fa da piacevole propellente alla nostra andatura e da forte richiamo per le api bottinatrici, in impollinazione entomofila.

Un arco naturale attrezzato con protezione verso il basso e l’indicazione di altro sentiero che conduce al Maschio delle Faete, cima più alta dei Colli Albani, dei quali il Cavo è la seconda con i suoi novecento quarantanove metri di altitudine, aprono uno scenario incantevole al belvedere. La vista  è così piacevole,  tanto da attirare gli avventori che ci precedono lasciandoli sul posto in anestesia totale. E solo al loro tardivo risveglio, la postazione si libera a nostro appannaggio. In grandangolo, ma in primo piano, i laghi di Nemi e di Albano. E poi il Tirreno. E fra le due amenità d’acqua, lacustri e marina, il nuovo centro di distribuzione di Amazon ad Ardea. La pressione antropica, posti di lavoro e consumo di suolo.

Poco dopo, la Via Sacra esaurisce la sua caratteristica copertura e, attraverso un breve tratto nel bosco, conduce prima ad una galleria senza sbocco e poco dopo all’apice desolato del piazzale finale. Fra detriti provenienti da perenni lavori in corso, materiali da costruzione in stato di abbandono, recinzioni fatiscenti e rifiuti indistinti alberga il solitario e svogliato abbaiare di un cane, che, uscito senza pretese dal ricovero coatto, dà sfogo alla sua forzata solitudine.

Spostarsi sulla sinistra della cima del Monte Cavo non ne riduce il grado di palmare sconcezza. È qui collocata, infatti, una moltitudine di ripetitori radio per emittenti locali e nazionali e di tralicci e pannelli trasmittenti per la televisione. Ma anche sistemi di comunicazione radio  installati dalla Nato in un’area di stretto controllo militare. Dalla Capitale le antenne emergono dallo skyline e rendono riconoscibile il Monte da ogni prospettiva.

Solo il Soratte, i Monti Sabatini e i Cimini, l’Agro Pontino e le Isole Ponziane, oggi visibili per il sereno, restituiscono il piacere e la soddisfazione alla passeggiata sul Cavo. 

Ma la sorpresa è dietro l’angolo. Ci fermiamo per una breve sosta al bivio con panche e tavoli per il ristoro. Qui lascio a riposare i due bastoncini in fibra di carbonio, la cui mancanza è da me avvertita solo a fine strada asfaltata. Non mi resta che un rapido dietro front, questa volta sotto il sole cocente. Nel tragitto incontro una coppia che mi vede passare prima in un senso e poco dopo in quello opposto chiedendosi senza risposta quale fosse il motivo di quel mio vacuo peregrinare.

Non troviamo un posto comodo per un caffè. Temperatura esterna trentotto gradi virgola cinque: la destabilizzazione climatica globale.

Le antenne del Monte Cavo ultima modifica: 2022-09-11T09:20:02+02:00 da Marcello Di Martino
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