Tra_Monti
Una rubrica di Marcello Di Martino
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Ti ricordi Michel: la Valpelline

[Ti ricordi, Michel dei nostri pantaloni corti- delle tue gambe lunghe, magre e forti e della rabbia -che mi davano correndo tutti i giorni un po’ più svelte delle mie (Claudio Lolli)]

Losanche, 11 gradi, grigio, nebbia, pioviggina. E’ il giorno più adatto per raggiungere Aosta. Tutta strada Statale, senza autostrada. Chambave con il suo Chambave Muscat Passito, pluripremiato al Concorso Enologico “La Selezione del Sindaco”, vendemmia primi di ottobre, appassimento naturale, macerazione e affinamento sulle fecce. Dolce, morbido, intrigante, caldo, pieno e rotondo, lo Chambave Muscat Passito “Prieuré” è la suadenza fatte a vino: acacia, timo, salvia, viola appassita, pesca gialla, mandorla dolce e miele. Un grande Passito, dalle sensazioni forti. Dalla sfera inebriante del vino a quella lucida della memoria. Sono a Quart Villaire.

Cerco invano un riferimento che mi porti al campeggio della famiglia Favre. Ma Michel manca da 41 anni.  Vago per la città di Aosta, 25 gradi, e mi tornano in mente Totò e Peppino che arrivano in treno a Milano, intabarrati. Lascio i miei 11 gradi in macchina. Croissant salati e Fontina Valdostana, per la villa comunale. Alla  Rue Croix de Ville, 35 la famiglia Favre non c’è più. Provo anche a scrostare qualche etichetta posticcia, ma non trovo il cognome amico. La  singolare chiusura dei negozi alle 12.30 evita qualsiasi tentazione di spesa (tipico e montagna). La villa comunale con platani secolari e panchine in pietra mi ospitano per il picnic urbano. Due bimbi con la nonna giocano in campo da basket. Tre giardinieri vuotano cestini e spazzano i viali, il senso della pulizia e del decoro.

Questa volta, non mi sbaglio a Poroissan. Il tratto di strada che sovrasta il cimitero mi è ormai familiare. Il sorriso di Michel con la giacca che abbiamo condiviso a Bologna mi accompagnerà per l’intero pomeriggio. Le origini della famiglia, del padre, mi spingono in alta Valpelline, a Bionaz. Dove, ricordo flebile, ci condusse Michel nella casa abbandonata dello zio misantropo, da poco morto. Trovammo in un cassetto del tavolo del salame coriaceo ma non ammuffito, del pane nero rinsecchito e una confezione di preservativi. Cosa, quest’ultima, che ci fece, noi giovani ventenni, tanto ridere.

Bionaz si divide in due. L’abitato storico con municipio, cimitero e ostello della gioventù (intorno ai 1.700 metri)  e leggermente più a valle l’apoteosi turistica delle aree attrezzate, del laghetto, delle strutture recettive e del commercio (poco più di 1.500 metri).  La chiesa è della fine del 1.600 con pavimentazione e tetto lignei ed affreschi, con Santa Messa il solo sabato sera, restaurata col campanile, dopo una rovinosa frana, negli anni sessanta e visito il piccolo cimitero con tombe di giovani vittime della montagna, dove trovo tracce di antenati di Michel Favre

Otto chilometri da paura per il lago di Place-Moulin: 1968 metri. Artificiale, come il Goillet, ma con diga semicircolare. Alimentato dal torrente Buthier. Più profondo, ma meno esteso del Goillet. E’ la seconda meta dell’elogio dell’idroelettrico. Meta quasi non voluta, ma assai goduta. Il parcheggio è su strisce blu. Intercetto un addetto alla diga, che mi informa che non è visitabile e che l’Enel non è più a capo delle centrali idroelettriche della Valle, passate integralmente alla società regionale CVA SpA. La diga, il lago e il tragitto in auto mi danno un senso di vertigine. 

Il Rifugio Prarayer è momentaneamente rimandato. Ma è già nella lista. Le opere dell’uomo, non artistiche ma d’ingegno, si integrano con quelle della natura, in uno stupefacente binomio. Il vento freddo increspa il lago. Sul sentiero che porta al rifugio mi sorprende alla spalle superandomi a destra proprio ai margini della scarpata verticale e profonda un ragazzo funambolo in mountain-bike. Da qui ha inizio il sentiero, che in poco più di un’ora raggiunge il Prarayer  con lo sguardo rivolto alle Petites e le Grandes Murailles con i loro ghiacciai imponenti che si riflettono nel lago, con larici dai mutevoli colori pre-autunnali. Leggo sulla ricca segnaletica posta ai margini del Place-Moulin dell’Alpe Le Meà (2320 m), dell’Alpe Le Seytives Damon (2450 m) e dell’Alpe Plan Vayun. E poi il Lac du Mont Rouge il Lac Long e il Lac Mort.

La discesa verso Bionaz-Land è meno impegnativa. Il luogo, con camping, aree sosta per camper e tunnel bungalow, campi sportivi, anelli per sci di fondo e ciaspolate, punti fuoco per picnic, potrebbe essere modello e laboratorio formativo per quanti, amministratori o imprenditori del Sud, intendessero fare turismo di qualità in zone montane. Incremento la mia dotazione giornaliera di passi, percorrendo uno degli anelli per lo sci di fondo.

Oggi ho respirato aria dalla fragranza giovanile, come quando con Michel si veniva in Valle, al Piccolo San Bernardo, con Babette e le Crepes Suzette, con la Opel Kadet familiare e le zuppe di verdure con fontina al campeggio di Quart. Chissà dove ho smarrito il suo k-way? Bleu e, in quel tempo, esclusivo.

Ti ricordi Michel: la Valpelline ultima modifica: 2022-02-28T10:12:46+01:00 da Marcello Di Martino
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