LAZZARO PIETRAGNOLI
Nel quartier generale del Labour party ci sono 48 persone che lavorano a tempo pieno per controllare le credenziali dei nuovi membri e dei supporter che si sono iscritti per eleggere il nuovo leader del partito.
Seguendo l’esempio del Partito Democratico italiano e del Partito Socialista francese, l’anno scorso Ed Miliband aveva introdotto un sistema per dare agli elettori del partito la possibilità di scegliere il leader; un sistema fortemente voluto dall’ala modernizzatrice del partito per limitare il peso dei sindacati nella vita interna del partito, ma che rischia invece di tramutarsi in un boomerang che permetterà a organizzazioni sindacali e gruppi organizzati di essere determinanti nella decisione finale.
Alla scadenza del termine per iscriversi, ci sono 610 mila persone registrate, di cui 190 mila attraverso le Trade Union e 120 mila come supporters. Dei 300 mila membri circa un terzo si è iscritto dopo la sconfitta elettorale di maggio e moltissimi quando la campagna per il nuovo leader era già cominciata.
Se ampliare la base elettorale era un obiettivo condiviso da molti, permettere di iscriversi dopo che le candidature erano state formalizzate si è rivelato un errore, che ha permesso al candidato della sinistra Jeremy Corbyn di mobilizzare gruppi esterni e organizzazioni sindacali in suo favore.
L’altro errore commesso dalla destra del partito è stato di sottovalutare che molto difficilmente gli elettori si attivano individualmente per partecipare alla elezione del leder, mentre invece il sistema delle adesioni poteva essere sfruttato da gruppi organizzati come strategia entrista.
E infatti una prima scrematura di circa diecimila nuovi iscritti e supporters ha rivelato che 1200 non hanno i requisiti per poter votare: per quanto le regole siano molto lasche (basta firmare una dichiarazione che si condividono gli obiettivi del Labour e che non si è membri di organizzazioni che si oppongono elettoralmente al partito) sono stati già individuati 214 iscritti ai Verdi, 92 membri del Tusc (una coalizione alla sinistra del Labour), 13 membri dei Tory, 7 dell’UKIP e perfino un membro del British National Party.
Particolarmente preoccupante sembra essere la situazione per quanto riguarda Left Unity, un gruppo fondato dal regista Ken Loach nel 2013 che si è presentato contro il Labour in alcuni collegi alle scorse politiche: 18 membri della direzione nazionale di Left Unity sono stati individuati tra i nuovi iscritti laburisti, ma poiché si tratta di una formazione recente e con scarsa organizzazione territoriale, risulta molto difficile individuare eventuali infiltrati. Inoltre molti degli iscritti a Left Unity (come lo stesso Ken Loach) sono ex militanti laburisti che si ri-iscrivono al partito e non è facile stabilire se si tratti di un onesto cambio di opinione o di una precisa strategia politica.
Se il rischio di infiltrazioni da sinistra era prevedibile, ancora più difficile da controllare risulta la adesione di esponenti del partito conservatore, cresciuta in modo esponenziale a seguito di un editoriale sul Telegraph, che invitava i suoi lettori (tendenzialmente moderati) a iscriversi e a votare per Corbyn, “in modo da rendere il Labour ineleggibile alle prossime elezioni”.
Se il ministro Tim Loughton e l’ex europarlamentare Lord Callanan sono stati facili da individuare, ci sono probabilmente migliaia di semplici membri che sono completamente sconosciuti e difficilmente riconoscibili a livello nazionale.
Per questo motivo la commissione nazionale del partito che supervisiona alle nuove iscrizioni ha inviato una lettera a tutte le organizzazioni locali chiedendo di ricontrollare tutte le nuove adesioni: nonostante questo viene riconfermata la decisione di proseguire secondo le modalità e i tempi prestabiliti.
Come il PD ha potuto sperimentare in precedenti occasioni, il rischio di infiltrazioni e brogli è sempre presente, ma tutti quattro i candidati confermano che si tratta di un rischio che può essere evitato con un rigoroso sistema di filtri e controlli e che non deve essere usato come pretesto per restringere la partecipazione al voto: nonostante infiltrazioni e possibili brogli, la campagna per la leadership si sta rivelando molto salutare per vita democratica del partito laburista che ha riportato i suoi membri ad un livello mai raggiunto dal 1994.
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