Venezia non diventi un villaggio turistico. Ultimatum dell’Unesco

VERA MANTENGOLI
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Venezia potrebbe sprofondare nella danger list dell’Unesco, quella riservata ai siti a rischio. Per la prima volta l’Italia si ritroverebbe insieme alle 54 aree di Paesi colpiti da guerre e conflitti come il Congo o lo Yemen. Uno schiaffo per il Bel Paese che, se non vuole perdere la faccia, dovrà dimostrare di saper tutelare i propri gioielli, come la laguna veneziana. I fattori che stanno distruggendo il delicato ecosistema sono materiali e immateriali, visibili e invisibili. Se infatti entro il primo febbraio del 2017 il governo non interverrà per limitare turismo, traffico acqueo, grandi opere e spopolamento, la laguna, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1987, sarà ufficialmente considerata in pericolo.

La notizia è arrivata giovedì mattina da Istanbul dove, fino al 20 luglio, si sta svolgendo il «40° Unesco World Heritage Commitee» e ha scatenato immediate reazioni. Dieci i punti messi nero su bianco, esposti nella commissione formata dai 21 Stati membri della Convenzione per la Protezione del Patrimonio Culturale. In sintesi il documento, redatto lo scorso giugno, chiede che venga adottato con urgenza un documento legale che proibisca alle grandi navi e a quelle commerciali di entrare nella laguna, sottolinea il traffico eccessivo e lo sfruttamento inappropriato delle risorse che rischiano di avviare un processo di cambiamenti irreversibili, la necessità di istituire una visione condivisa da istituzioni e cittadini e avverte che il tempo scadrà tra sette mesi, non un giorno di più.

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La tempistica se da un lato è davvero stringente, dall’altro lato potrebbe essere il pretesto per fare approvare la Legge Speciale, bloccata adesso in Senato in attesa che il Governo individui una sorta di autonomia finanziaria o dia delle agevolazioni come le hanno alcune città colpite da terremoti:

Sicuramente mi farò portavoce della richiesta dell’Unesco al governo – ha detto il senatore Felice Casson, primo firmatario della Legge Speciale, insieme a molti industriali veneziani e a molte associazioni ambientaliste e culturali – e, considerata anche questa scadenza, solleciterò una risposta, ma la Legge Speciale non può fare tutto. L’amministrazione comunale è in preda a un immobilismo assoluto e lo si vede in quanto non c’è un progetto per i flussi turistici, a Porto Marghera sono solo parole e regna l’anarchia nei canali.

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gruppo25aprile.org

Tra i rappresentanti dell’Unesco anche il veneziano Francesco Bandarin, professore dell’Università di Architettura Iuav in pensione e attualmente consigliere speciale del direttore del settore cultura dell’Unesco, che ha ribadito che non si vuole che Venezia diventi “un villaggio turistico”. Entusiaste le associazioni cittadine che da anni vigilano sullo stato di salute della laguna, come Italia Nostra e il Gruppo 25aprile, che adesso si aspettano un chiaro e netto stop al transito delle navi da crociera, agli scavi nella laguna, al moto ondoso e si intervenga concretamente per bloccare le orde di turisti mordi e fuggi. Il sindaco Luigi Brugnaro punta diritto alla Legge Speciale e, con una serie di cinguettii, twitta «Per noi importante e utile che l’idea dell’Unesco aiuti l’Europa e lo Stato a rifinanziare la Legge Speciale che non viene più finanziata» o «Credo che sia il momento di prendere decisioni internazionali pensando che a Venezia, prima di tutto, ci vogliono pensare i veneziani».

 

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@angelanovek

«È chiaramente venuto il momento di pensare a Venezia e ai veneziani – ha detto Lidia Fersuoch di Italia Nostra, la prima ad aver suonato il campanellino d’allarme nel 2011, inviando una prima lettera all’Unesco, per poi rispedirne altre due nel 2012 fino all’arrivo della commissione Unesco nel 2015 – e non a un’economia che la sfrutta, ma che la renda autonoma e ridia vita alla laguna. Ci aspettiamo che il Governo prenda la situazione in mano, anche perché sarebbe un duro colpo non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa essere spostati in una lista di siti a rischio a causa di guerre, quando siamo invece in uno dei luoghi più belli del mondo che ha bisogno urgente di non venire abbandonato».

 

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Il desiderio di una città viva si è fatto sentire in modo particolare nelle ultime due settimane e raggiungerà il culmine con il Redentore. Nei prossimi giorni si susseguiranno flash mob di tantissime associazioni come Fai, Italia Nostra, Masegni&Nizioleti e Collettivo Awakening, coordinati dal Gruppo 25aprile. Lo slogan #Veneziamiofuturo è apparso in tutta la città in oltre trecento tele, ricavate da 700 metri di stoffa. In ogni striscione, una scritta che unisce la rabbia per i problemi di Venezia, ma anche il desiderio di volerne continuare a farne parte.

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@VeraMantengoli

Venezia non diventi un villaggio turistico. Ultimatum dell’Unesco ultima modifica: 2016-07-14T22:54:05+02:00 da VERA MANTENGOLI
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2 commenti

Venezia e UNESCO: i primi commenti dei media online | Gruppo 25 aprile 15 Luglio 2016 a 3:22

[…] Venezia non diventi un villaggio turistico. Ultimatum dell’Unesco […]

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#Veneziamiofuturo: Rassegna stampa | Gruppo 25 aprile 28 Luglio 2016 a 1:13

[…] Venezia non diventi un villaggio turistico. Ultimatum dell’Unesco […]

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