È domenica. Piove. Avrei un bel po’ di cose più interessanti da fare che scriverle o scriverne. Magari dormire.
Ma non si può.
Leggo il suo virgolettato, onorevole Binetti, sul Corriere della sera: “Vogliamo difendere il sistema ordinario, generale, il nostro sistema antropologico. Un bambino deve avere diritto a una madre e a un padre”. Salto a pie’ pari il vacuo sciocchezzaio di queste parole: “sistema ordinario, generale, il nostro sistema antropologico”. Parole in libertà, senza senso. Generale? Ordinario? Ma cos’è, cosa sono, ma cosa sta dicendo, Binetti, ha già fatto colazione?
Ma questa storia del diritto dei bambini a una madre e a un padre, cristosanto.
No, Binetti, non voglio zittirla.
Per una volta non voglio ripetere che alcune stupidaggini grossolane, vere truffe per gonzi, non avrebbero diritto al dibattito, che se c’è la prescrizione per reati gravissimi dovrebbe esserci una specie di “falla finita, basta così, è troppo tardi” anche per chi pensa che i comunisti mangiavano i bambini o che Berlusconi si portasse a letto Ruby Rubacuori e la pagasse fior di milioni per avere il piacere di disquisire con lei di Kant o che i fondi di caffè siano infallibili per predirci il futuro. Il dibattito sul negazionismo è apertissimo e per una volta non voglio percorrere questa strada.
Anzi, onorevole Binetti, vada avanti. Dica di più e soprattutto faccia. Faccia 2 + 2. Se il diritto di un bambino a un padre e a una madre è assoluto (“ordinario”?, “generale”? “antropologico”? , ma come parla, porca miseria), se questo diritto è davvero imprescindibile, fondante, allora faccia approvare una legge – c’è traccia di questo nell’Antico Testamento che lei segue alla lettera, mi figuro – per cui una madre vedova sia obbligata a risposarsi. E se non si risposa, le venga tolto il figlio acciocché possa essere dato in adozione a una coppia regolare, un padre e una madre. A tutela del “minore” che, in caso contrario, crescerebbe – come è noto – con una personalità fortemente disturbata.
Onorevole Binetti, per una volta dirò che ha diritto a pensare e a propagandare le sue idee sconsiderate. Ma allora sia conseguente. Come dice lei, “ci sono liste infinite di famiglie eterosessuali che vorrebbero adottare un bambino”.
Se non lo fa, se non leggerò una sua proposta di legge che strappi ai vedovi e alle vedove (anche questa lista, purtroppo, è infinita) i figli minorenni per darli in adozione, o che obblighi il coniuge sopravvissuto a risposarsi subito, sarà chiarissimo che lei, lei per prima, non crede affatto che sia “naturale generale antropologico” e comunque indispensabile avere un padre e una madre. Dunque mente. Dunque si tratta “solo” della vecchia buona cara omofobia cattolica. Una malattia. E, prima o poi, a dio piacendo, anche un reato, se mai quella legge riuscirà a uscire dalla palude senatoriale nella quale è impelagata.
Se non presenterà questa proposta, solo in questo caso ma in questo caso sì, taccia.
LE NUVOLE

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