Carmen Consoli è impegnata nel tour “Eco di sirene”. Stasera alle 21.30 sarà sul palco di Villa Pisani, Stra, nell’unica data del Triveneto. Nell’occasione ytali ripropone con piacere un articolo dedicato a questa straordinaria artista e pubblicato lo scorso settembre.
Carmen Consoli è una musicista, una cantante, una organizzatrice di musica e anche un maestro concertatore (il Concertone della Notte della Taranta a Melpignano, Lecce). Ma prima di parlare di lei vogliamo dire che è importante che la musica, cosiddetta leggera si studi, si diffonda in modo capillare. Che la scuola torni a insegnare educazione musicale, che la gente impari a cantare e suonare da subito. Che ci sia la possibilità per i nostri ragazzi di suonare, di cantare insieme come fanno nei paesi anglosassoni, come succede nelle città americane. Solo questo può creare una sensibilità artistica e una valorizzazione della musica pop partendo dalla base. La sua divulgazione allora non avverrà con il talent-show televisivo, ma grazie a una musica estesa, capillare, un linguaggio sempre più utilizzabile per vivere e far vivere meglio. E non si tratta di musica colta o di musica popolare. Si tratta di musica, che è buona oppure no, ma nel suo divulgarsi diventa un linguaggio meno sconosciuto, più umano. Per questo le scuole di ogni ordine e grado possono fare molto. Dove si suona (vedi il metodo Abreu) si salvano i ragazzini dalla strada, si insegna il piacere delle regole collettive e si suona insieme. La scuola deve formare la vista e l’udito. Conoscere la musica è conoscere una lingua e potersi esprimere meglio. E capire che c’è ancora molto da dire e molto da fare.
Ancora, prima di parlare di lei come cantante e musicista, vogliamo ricordare il grande lavoro che Carmen Consoli fa come talent scout nel grandissimo humus musicale siciliano. Catania è patria di tanti gruppi, tanti musicisti. Carmen è insignita del titolo di cavaliere del lavoro per aver prodotto con i proventi della sua musica, tanti bravissimi musicisti che senza di lei non avrebbero avuto voce. Catania è un pullulare di giovani che suonano seriamente e molto bene. Perché, la musica è lavoro paziente, è intreccio, è prova continua, è studio. La musica nasce e si evolve dove se ne produce, dove ha uno spazio non solo televisivo o radiofonico. Grazie alla possibilità di suonare, con un grande lavoro di ricerca i musicisti si intersecano, si scambiano gli strumenti e le idee, nei luoghi dove studiano, provano, fanno musica continuamente. La Catania di Carmen Consoli è un laboratorio pratico del lavoro del musicista.
Infine, Carmen Consoli scopre le “malmaritate”. Fonda un gruppo che suona basso, chitarre, batteria, percussioni, violino, tastiere. E si rifà ad una storia siciliana poco conosciuta, che vuole che le donne sposate controvoglia si riunissero ogni tanto per suonare insieme le loro pene d’amore imposto. Il gruppo è dunque prevalentemente femminile: le “Malmaritate”.
Per tutta l’estate si sono succeduti in Italia i concerti di Carmen Consoli. Carmen è giovane, nasce nel 1974 da madre trevigiana e padre catanese, musicista. I suoi esordi (1995) sono un fiume in piena. Stordisce il pubblico la sua voce inedita, modellata sui bassi, sugli acuti sensuali, dalle vocali in sospensione; un sound desueto, la fusione tra rock, orchestre sinfoniche, sperimentazioni e ballate popolari. Diventa gradualmente la ragazza che più omaggia la musica italiana, che celebra i grandi cantanti degli anni ’60 palesando il suo amore per Modugno, per Bruno Lauzi, e si fa via di intercessione tra i decenni che hanno segnato gli ascolti dei nostri fratelli maggiori e il rock più sperimentale di questi anni. Nel tempo ne esce un talento speciale e ben radicato nella storia più nobile del panorama musicale italiano, premiato infinite volte dalla critica internazionale.
Carmen Consoli rivela un patrimonio di conoscenza musicale abbastanza straordinario per un’artista così giovane. Lo pianta saldamente e lo fa fiorire come un albero, i suoni sono diversi dal solito: un suono intenso, ricercato, e un uso inedito e preciso della lingua italiana. Molti dei suoi brani, anche se recentissimi, sono già storia della canzone italiana.
I suoi testi sono indirettamente politici: l’eleganza di una strofa diviene una critica radicale al maschilismo, alla condizione della donna: la storia si deve conoscere e le storie si debbono cantare. Carmen Consoli dipinge l’amore, e canta la vita delle persone. Le donne vessate dal pettegolezzo di provincia, gli obblighi della sposa che mai sceglierà il marito. Scrive le mille storie dell’amore e delle sue straordinarie complicazioni e sfumature. Ci si lascia quando succede: con malinconia e comprensione, o con rabbia e recriminazione, con tenerezza e “senza farsi male”.
L’amore filiale, materno, sensuale. Le moltitudini di amori sono una saga sulla consapevolezza, disco dopo disco, concerto dopo concerto. L’amore può essere un “non trovarsi”, un “Amore di Plastica”. I sentimenti non sono facili, la rabbia o il perdono non sono scontati. Nella suo lavoro c’ è un caleidoscopio di umanità varia: innamorata, arrabbiata, sola, ed è un mondo femminile. Mondo di metafore, allegorie, figure retoriche, citazioni che fondano una nuova contemporanea educazione sentimentale. I testi diventano diretti quando è la donna che direttamente prende parola. Un femminile che chiede giustizia in un linguaggio affilato: “triste, annoiata, asciutta, sarò la tua Venere storpia.” Nell’arte piccolo borghese si segnala l’emozione senza mai darla, Carmen Consoli emoziona a tradimento…
I lavori della Consoli sono vividi quadri ricchi dei personaggi più disparati. C’è tenerezza per la vita della prostituta innamorata, Elettra. C’è la “gravidanza isterica” dove la donna simulerà di essere incinta pur di evitare la condanna del paese, pur di scappare alle leggi dei maschi. Sono temi inediti nella canzone italiana. Storie che nel mondo laicizzato ci sembrano antiche, ma che ancora esistono. E’ un mondo non scontato a cui dare voce. La “storia” della Consoli è scritta per persone piccole, perdenti e fiere, è amore per quelli per cui la vita è vita “in modo minore”, e proprio per questo deve essere raccontata, cantata, suonata.
La storia, il dubbio, la contraddizione, la rabbia, gli affetti familiari, sono la cifra del suo lavoro.
Carmen Consoli prende la Sicilia, la porta nel mondo e prende il mondo portandolo in Sicilia. La sua musica scorre tra influenze arabe e ritmi del rock contemporaneo. E’ un incedere di strumenti antichi e chitarre elettriche, di nacchere e passioni elettroniche. Non c’è agiografia nel suo lavoro.
C’è un sentire internazionale asciugato completamente da qualsiasi forma di manierismo. Carmen Consoli crea le strade per avvicinare i mondi dell’avanguardia internazionale e della ballata popolare. La sua penna cambia per sempre l’uso della lingua italiana nella forma canzone e crea un linguaggio nuovo, tutto suo. La lingua è un luogo ampio, pieno di possibilità che si intersecano, per dire ciò che deve dire. A ogni brano ci si aspetta un epifania, una rivelazione del racconto. Può servire uno dei dialetti siciliani, può servire il francese o l’inglese o un preciso, ispirato e appropriato italiano. Può servire l’arabo. Ci troverete un innesto di parole inedite, di significanti precisi, di lemmi che nutrono questo nuovo linguaggio, che lo rende subito riconoscibile. La sua modernità è straordinaria. Carmen Consoli canta con pietas, compassione, ironia, rabbia, e ci fa conoscere con l’enorme gamma di sfumature i sentimenti umani. Ci diverte, prende in giro il mondo senza distruggere. La sua grande ironia è piacere di fare musica.
Carmen Consoli si presenta in pubblico con stile gentile, uno stile decisamente controcorrente nei suoi concerti privi di effetti speciali e ricchi di musicisti. “Cantare è donarsi” dice. Ma tutto questo non basta a descrivere la sua opera. In essa non c’è alcun esercizio didattico. Non canta per insegnare, non fa prediche, non lancia proclami. Si dice che un opera sia perfetta quando l’artista, usando gli strumenti del caso, riesce a dire esattamente ciò che ha da dire. E Carmen Consoli ci riesce. “E’ la vita che si fa testo”, scriveva Franco Fortini. E qui è la vita che si fa canzone sfrondando e togliendo le vecchie rime baciate, usando un lessico che colpisce come una spada per la sua precisione. Il suo lavoro è storia d’Italia, cultura e grande divertimento. Carmen prende gli stilemi del popolare e li rivolta contro l’ingiustizia.
A Sanremo sceglie, non partecipando alla gara, di portare sottobraccio, con rispetto e tenerezza, Nilla Pizzi che non riusciva più a camminare, senza alcuna enfasi o discorso di circostanza. La accompagna e basta, e poi ne prende il posto con grazia e lascia tutti di stucco cantando “Grazie dei fior”. Il brano stravolto nei suoni, pieno di distorsioni elettroniche, mantiene intatto lo schema e la melodia di un mito d’altri tempi, sconosciuto al pubblico della Consoli stessa. Un omaggio di grande bellezza alla Regina della Canzone Italiana, senza alcuna “rottamazione”. Il messaggio che arriva è di assoluto e totale rispetto, privo di retorica o di discorsi celebrativi.
Carmen Consoli viene portata in palmo di mano dalla critica internazionale, ma non è diva, non frequenta i social network, afferma il diritto alla lentezza della santa quotidianità. Non sta ai tempi frenetici della discografia. I concerti non sono i dischi. Nei concerti lascia suonare il gruppo, rimodella i pezzi, in una parola, sperimenta. Molte le sue collaborazioni importanti. Per citarne due, lavora dal vivo con Patty Smith, la grande poetessa regina della New Wave americana, e con David Byrne che la vuole come unica musicista italiana al Meltdown Festival di Londra. E riceve alti riconoscimenti da una critica internazionale che di sicuro non fa sconti. E’ difficile raccontare l’opera di Carmen Consoli, si omette sempre qualcosa, raccontando la Musicista che è arrivata in modo “colto” al cuore di tutti. “Non lontano da qui” è un ulteriore piccolo capolavoro, universalmente riconosciuto, sulla caduta e la possibilità del rilancio. Invito tutti ad ascoltarla seguendo parola per parola il testo e la semplicità musicale che lo accompagna. Una canzone che è destinata a durare per sempre. Diceva Vittoria Ottolenghi, tra le più grandi critiche di danza del ‘900, che una canzone è perfetta quando dopo tre minuti si riascolta e poi si riascolta ancora finchè diventa parte di noi. “Non lontano da qui” si ascolta e riascolta continuamente.
Si riprenda in streaming la diretta di Rai 5 del 25 agosto sulle Tarantate. Ore di concerto sulla “pizzica”, arte del Salento, organizzato quest’anno dalla Consoli stessa come direttore artistico, dove si susseguono melodie tradizionali a jazzisti, compositori, musicisti rock. La musica della Taranta è musica terapeutica. Anticamente liberava in forma catartica dal morso della Tarantola. Oggi libera le note, incrocia gli stili.
Chi scrive è convinto che un pezzo di storia della musica italiana sia stata involontariamente riscritta. Alcuni consigli. Chi non avesse mai ascoltato Carmen Consoli cominci con l’album “L’anfiteatro e la bambina impertinente”, uno straordinario live in Taormina, un inaspettato successo di pubblico (più di 600.000 copie vendute). È la dimostrazione che la cultura e il “popolare” possono viaggiare insieme. Oppure può cominciare dal pezzo su Youtube per Peppino Impastato (non lo si trova su disco), proseguire sempre su Youtube con le canzoni in dialetto siciliano, e poi concedetevi uno a uno tutti i suoi lavori discografici. Con attenzione. Ascoltate il concerto dal vivo con l’orchestra nel teatro di Taormina,” Elettra”, “Eva contro Eva”. Qui abbiamo sfiorato i punti del suo musicare la vita senza mai renderli esaustivi. Poiché un artista non sa mai fino in fondo cosa deve dire, ma dice, e noi tutti ci ritroviamo in un sentimento collettivo che ci appaga e ci riempie di gioia. Alla fine di ogni concerto, nella migliore tradizione siciliana Carmen, scarna di parole e di chiacchiere pubbliche, augura di provare e far provare ai nostri cari la felicità. Spero che dopo queste righe chi non la conosce a fondo la scopra. La Consoli non è un’artista da stadio, ma da teatro.
Un’ultima considerazione. Il lavoro di Carmen rivolto alla valorizzazione dei talenti altrui dovrebbe essere l’abitudine di un paese civile e non solo la buona volontà di grandi artisti. Grazie, Carmen.

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