Non capita tutti i giorni che da una sconfitta tanto rovinosa si riparta uniti. Le precedenti esperienze del processo unitario avviato al teatro romano Brancaccio e delle due liste figlie di quell’insuccesso PotPop e LeU sono testimonianze ancora recenti. Eppure noi milItanti della Sinistra ormai, purtroppo, elettoralmente senza aggettivi siamo pronti a “provare e riprovare” indisponibili a intrupparci nel Pd dei fedelissimi di De Benedetti.
Da cosa si riparte dopo il risultato disastroso delle elezioni europee? Dalla più classica forma di educazione alla militanza: un’assemblea domani con un titolo un po’ vago a Roma nel teatro de Servi. Un’assemblea, appunto, non un monologo di un leader, anche perché, dalle nostre parti, grandissimi dirigenti politici non se ne annoverano in questi tempi.
Impietosi, in tal senso, sono i dati delle preferenze dei più votati: Fratoianni, Prodi, Mineo e Ferrero (cui auguriamo di uscire prestissimo dall’ospedale). Si salva, con più di 24.000 voti al Sud, la parlamentare europea uscente Eleonora Forenza.
Speriamo di ascoltare senza filtri e con la necessaria sincerità le militanti e i militanti di Sinistra italiana e Rifondazione comunista che si sono messi ancora a fare campagna, ma speriamo di sentire le voci nuove di tante donne e tanti uomini di nessun partito che, anche in Italia, hanno contribuito a portare i voti delle liste della Sinistra unita europea (GUE/NGL) oltre la cifra di quindici milioni.
Da questo punto di vista vanno riprese, da subito, oltre alla campagna contro le energie fossili, due proposte continentali: la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e una fiscalità unitaria con meno tasse sul lavoro e più tasse sui patrimoni.
Se non vogliamo perdere tutto, come troppo spesso, a cominciare dal protagonismo generoso di personalità importanti della storia della Sinistra – da Rossanda a Maselli, da Bompiani a Bertinotti – dobbiamo costruire assemblee e feste de La Sinistra in tutte le province d’Italia, facendo conoscere il progetto della Sinistra europea e allargandolo a soggetti organizzati che, finora, hanno deciso di restarne ai margini: dai discepoli di Viola Carofalo a coloro che sono rimasti smarriti del ritorno all’ovile Pd da parte dei bersaniani.
Se interpreto bene lo slogan dell’assemblea il cambiamento necessario auspicato e cercato è duplice: da un’Europa liberista e monetarista, e da un’Italia feroce e reazionaria. Con uno slogan dall’assemblea emergererebbe un collettivo che non è la Sinistra di Soros nè di Putin, ma una Sinistra dello Stato sociale.
Sinistra italiana verrà domani con un gruppo dirigente dimissionario, che offenderebbe la sua storia se accettasse il vassallaggio al Pd. Partito che, con la leadership Zingaretti/Gentiloni/Zanda, ha ottenuto un solo obbiettivo: quello di cancellare o normalizzare col voto utile qualsiasi alternativa femminista, ambientalista, progressista e comunista.
Ultima nota dolente: il finanziamento.
Sappiamo che il misero risultato elettorale rischia di gettare sul lastrico le esangui casse delle organizzazioni promotrici, speriamo che con grande laicità e senza ipocrisia domani si ragioni sul come far fronte alla necessità di una sinistra politica formata da non soli volontari. “Senza organizzazione nessuna rivoluzione”.


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