Il “Gruppo di Visegrad” ha un nuovo “associato”: Israele. E poco importa che in diversi paesi di quel gruppo (Ungheria e Polonia, in primis) spirino venti antisemiti che arrivano anche ai vertici del potere politico. Il segnale ufficiale è stato emesso un anno fa, a metà luglio 2017. Ciò che importa di più, per chi governa oggi lo Stato ebraico, è che “quelli di Visegrad” lavorino dall’interno per minare quell’Unione europea che i falchi di Tel Aviv considerano una entità ostile, smaccatamente filopalestinese e filoiraniana, a cominciare da colei che ne rappresenta la politica estera: Federica Mogherini.
Ma non c’è solo questo a rendere affini e sodali il premier israeliano Benjamin “Bibi” Netanyahu e il suo omologo ungherese Viktor Mihály Orbán: altro terreno d’intesa, è quello di un sovranismo che alza muri contro i migranti.
Orbán sarà in visita ufficiale in Israele dal 18 al 20 luglio prossimi. La polemica è esplosa già da sgiorni, all’annuncio del ministero degli esteri israeliano della visita.
[fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/visita-orban-israele-ong-rivolta-scelta-netanyahu-1546141.html]
Un passo indietro, neanche tanto lungo, nel tempo. 19 luglio 2017, Budapest. L’incontro era a porte chiuse, ma il microfono è rimasto acceso per pochi minuti e le cuffie distribuite tra i giornalisti hanno trasmesso per errore l’attacco di Benjamin Netanyahu all’Europa, accusata di lavorare per minare i rapporti con Tel Aviv. Il primo ministro israeliano, nel corso di un incontro riservato che si è tenuto in mattinata nella capitale ungherese, critica con veemenza il comportamento “da pazzi” che l’Ue tiene verso Israele. Si trattava della prima vista all’Ungheria di un leader israeliano degli ultimi trent’anni.
Oltre al primo ministro ungherese Viktor Orbán, incontra i leader degli altri paesi che compongono il gruppo di Visegrad – Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
L’Unione europea deve scegliere se vuole vivere e prosperare o scomparire. È l’unica organizzazione di stati che stabilisce le sue relazioni con Israele, che le fornisce la tecnologia, sulla base di condizioni politiche. Nessuno lo fa. È folle. E contro gli interessi dell’Europa,
avrebbe detto Netanyahu ai leader di Visegrad sollecitati a usare la loro influenza nell’Ue per allentare le condizioni nei rapporti bilaterali tra Bruxelles e Tel Aviv.
Prima di tutto vi suggerisco di aiutarci ad accelerare la formazione di accordi tra Europa e Israele, e che passiate un messaggio ai vostri colleghi su come aiutare l’Europa stessa. Tutto (ciò che Israele può offrire, ndr) è a vostra disposizione, in qualsiasi campo
avrebbe proposto Netanyahu ai leader dei quattro paesi dell’Est.
Smettetela di attaccare Israele. Sostenetelo, invece. L’Europa si sta disimpegnando dal più grande polo di innovazione al mondo. Non ha senso. State minando la vostra sicurezza, minando Israele. Iniziate a sostenere le economie europee facendo quello che gli americani, i cinesi e gli indiani stanno già facendo
ha spiegato Netanyahu in relazione alle potenze che hanno aumentato la cooperazione tecnologica con lo stato ebraico.
Non sono molto politicamente corretto: so che è uno shock per alcuni di voi. Ma la verità è la verità. Noi siamo parte della cultura europea,
ha continuato. “A est di Israele, non c’è più Europa”. Netanyahu, a microfoni accesi a lui insaputa, esprime anche un chiaro sostegno per la linea anti-immigrazione del gruppo Visegrad, che in questi anni ha alzato muri e barriere di filo spinato per bloccare le ondate di profughi provenienti dal Medio Oriente.
Il premier israeliano dice di credere nella libera circolazione delle merci e delle idee, “ma non delle persone” ed esortato i leader dell’Europa orientale a proteggere i propri confini. Il collegamento con i giornalisti viene tagliato appena i collaboratori di Netanyahu s’accorgono che i reporter sentivano tutto quello che stava dicendo. Ma quelle considerazioni restano. E cementano il feeling con Orbán.
C’è un nuovo antisemitismo che è rappresentato dall’anti-sionismo e che consiste nel delegittimare l’unico stato ebraico
afferma Netanyahu dopo colloqui con Orbán.
L’Ungheria è, in molti modi, all’avanguardia degli stati che vi si oppongono.
Quanto a Orbán, in quella conferenza stampa (18 luglio 2017), elogia Netanyahu, definendolo un patriota.
C’è molto da imparare da Israele, perché Israele insegna al mondo e anche a noi che se non combatti per qualcosa, lo perderai
proclama il premier ungherese.
Annota Ugo Tramballi, profondo conoscitore della realtà israeliana
I governi israeliano e ungherese sono due casi sempre più evidenti di sovranismo al potere. Il pilastro ideologico del sovranismo è la xenofobia della quale antisemitismo è un sinonimo. Come nell’età più tragica dell’Europa, il nemico è il cosmopolitismo che Soros rappresenta e che ha fatto degli ebrei la parte migliore della popolazione europea. Per questo l’iper-nazionalismo di Hitler si scatenò contro di loro: la capacità degli ebrei di essere cittadini del mondo anticipava i valori dell’Unione continentale di oggi.
Chi è antisemita oggi? Un tema delicatissimo, che riporta ad un altro episodio nella storia recente dei rapporti tra le forze al governo in Ungheria e il mondo ebraico. La polemica s’infiamma a seguito di una cerimonia alla presenza del presidente del parlamento magiaro, László Kövér, a fianco del leader del partito di estrema destra Jobbik, Gábor Vona. Il celebrato era il defunto scrittore József Nyírő. Nyírő che, oltre che un letterato, fu parlamentare durante il cupo interregno delle Croci frecciate, movimento filonazista che contribuì alla deportazione di migliaia di ebrei magiari verso i campi di sterminio tedeschi.
[fonte: https://www.stefanogiantin.net/esteri/usa-e-israele-condannano-lungheria-antisemita/]
Una replica che non ha soddisfatto Wiesel, che non mutò la decisione di rinunciare all’onorificenza.
Chi è antisemita oggi dunque? Netanyahu non sembra avere dubbi: chi mette sotto accusa Israele. E visto che Orbán d’Israele è strenuo difensore, ecco il feeling. Il premier israeliano è tra i primi a congratularsi con Orbán “per la sua vittoria nelle elezioni”. A farlo sapere è l’ufficio di Netanyahu secondo cui il premier ha invitato Orbán a visitare Israele e lo ha “ringraziato per il sostegno dell’Ungheria nei forum internazionali”. Ora quell’invito sta per essere realizzato.
L’imminente visita del premier ungherese, anticipa Netanyahu, servirà a ribadire l’amicizia tra due popoli sempre in prima linea contro i progetti terroristici. Ma non tutti la pensano così nello stato ebraico.
Aveva rimarcato Zeev Sternhell, tra i più autorevoli e affermati storici israeliani, a commento del vertice di Budapest:
Gli uomini di Orbán, i dirigenti polacchi e la destra israeliana sono fatti della medesima pasta. Sono attivamente impegnati a liquidare l’ordinamento liberale. Lottano contro i diritti umani e contro la separazione delle istituzioni, puntano a un regime dove i tribunali, i mass media, le istituzioni culturali, il mondo accademico e la società civile siano sottoposti tutti al potere.
Sgomento, Sternhell aggiungeva, riferendosi ai protagonisti del vertice di Budapest:
Tre quarti di secolo dopo la seconda guerra mondiale, personalità della destra nazionalista, cattolica, odiatori dell’Illuminismo, i cui padri hanno assecondato lo sterminio degli ebrei o si sono limitati a guardare, sono adesso visti come i nostri fratelli.
Quanto alla collaborazione attiva dell’Ungheria con i nazisti, Orbán concede che sia stato un “errore”, un “peccato”, ma oltre non si spinge, né questo sembra interessare minimamente, né tanto meno inquietare, i suoi estimatori a Gerusalemme. Ora le Ong israeliane sono sul piede di guerra, così come i circoli intellettuali progressisti, pronti a “guastare la festa” all’ultimo “emulo” di Horthy.

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