Il caso Libia a Berlino. Questa volta ci sono tutti

Ma alla vigilia del vertice la compagnia petrolifera statale libica ferma l’export di petrolio.
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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Puoi girarla come ti pare. Osservare da diverse angolazioni, inserire nuovi personaggi, ma alla fine i protagonisti della vicenda restano quei tre: lo Zar, il Sultano, il Faraone, dai quali dipendono il Generale e il Primo ministro. Né più né meno di come era successo nel novembre 2018 a Palermo. Doveva essere la Conferenza della svolta in Libia o almeno uno snodo cruciale, ma alla fine si è rivelata una photo-opportunity. A Berlino, domenica 19, il livello di coloro che siederanno intorno al tavolo è di gran lunga superiore a quello registratosi a Palermo. D’altro canto un conto è il peso della cancelliera Merkel altro quello del Conti 1 che a quei tempi si barcamenava tra Di Maio e Salvini. A Berlino ci saranno i big: dal presidente russo Vladimir Putin a quello turco Recep Tayyip Erdoğan, dall’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron al segretario di stato Usa Mike Pompeo. Della partita è anche il Conti II. L’attesa è grande, ma le speranze poche. Perché i protagonisti principali della guerra per procura che si combatte in Libia una trattativa sono pure disposti ad avviarla, non certo a Berlino, ma solo quando saranno chiari e netti i rapporti di forza sul campo. E saranno quei rapporti a determinare chi detterà le condizioni di pace. 

La compagnia petrolifera statale libica (Noc) fermerà oggi l’export di petrolio da tutti i terminal e i porti della Libia centrale e orientale. Lo riporta alla vigilia della conferenza di Berlino il sito dell’emittente Al-Ahrar, citando una fonte della Noc, secondo la quale il comandante delle Guardie degli impianti petroliferi nella Libia orientale, Naji al-Maghrabi, e il comandante della Sala operazione di Sirte – entrambi legati al generale Khalifa Haftar – hanno ordinato ai propri uomini nei terminal petroliferi di fermare le esportazioni. Secondo la fonte, questa decisione provocherà un taglio dell’export di almeno 700mila barili e un calo di introiti al giorno di 47 milioni di dollari. Venerdì diversi media hanno riportato la notizia che Haftar avrebbe ordinato la chiusura dei porti petroliferi nella Libia orientale per mettere pressione al governo di Tripoli. Nel tardo pomeriggio di venerdì esponenti tribali e i notabili dell’area di Zuwetina hanno occupato la sala operativa del terminal petrolifero e preannunciato la sospensione delle esportazioni di petrolio e del gas. 

La missione Onu in Libia esprime “profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio” nel Paese.

Questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio – si legge in un comunicato dell’Unsmil – e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan alla vigilia della conferenza di Berlino sulla Libia ha messo in guardia la comunità internazionale che se il “governo legittimo” di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj, dovesse cadere c’è il rischio di “creare terreno fertile per il terrorismo.

In un articolo su Politico, Erdoğan sottolinea che

l’Europa dovrà affrontare una serie di nuovi problemi e minacce nel caso il governo legittimo della Libia dovesse fallire .[…]Organizzazioni terroristiche come l’Isis o Al Qaida che sono state sconfitte in Siria ed Iraq troveranno terreno fertile per rimettersi in piedi.

Erdogan inoltre annuncia che i militari turchi addestreranno le truppe libiche. Alcune immagini e video apparsi in rete nelle ultime ore sembrano confermare l’invio di sistemi d’arma turchi presso l’aeroporto di Tripoli/Mitiga.

@PEMaps1

In particolare – spiega Andrea Mottola su RID (Rivista Italiana Difesa), si tratta di una batteria antiaerea a medio raggio MIM-23 HAWK XXI con annesso radar doppler 3D in banda X MPQ-64 SENTINEL per la sorveglianza, l’acquisizione e il tracking dei bersagli e con copertura a 360°, sensore particolarmente idoneo alla scoperta di oggetti in volo a bassa quota. Inoltre, nonostante le immagini apparse non lo confermino ancora, diverse fonti parlano della presenza di una batteria (quattro veicoli totali, tre lanciatori ed un posto di comando e controllo) di nuovi semoventi antiaerei KORKUT – montati su scafo del blindato ACV-30 e dotati di torretta remotizzata con cannoni binati da 35 mm – e di alcuni sistemi EW (KORAL o MILKAR-3A3). Al momento, il contingente turco dovrebbe comprendere tra i sessanta e gli ottanta tecnici e specialisti, e seicento-settecento miliziani siriani tra le fila dei quali si sono già registrati i primi caduti. 

Dovete smetterla di fornire armi ai combattenti in Libia. Basta mercenari, basta volontari di non so quale ideologia, miliziani di non so quale gruppo. Vadano fuori dalla Libia. Basta infiammare l’incendio perché l’incendio ci colpirà tutti. Questo gioco pericoloso deve finire.

Sono le parole pronunciate da Ghassan Salamé, inviato speciale Onu per la Libia, in un’intervista a Repubblica alla vigilia della conferenza di Berlino. Un appuntamento, ha sottolineato, che riunirà

un gruppo di Stati, di attori esterni alla Libia, anche quelli che interferiscono, per verificare se fra loro ci sarà un accordo per fermare queste interferenze.

Parallelamente al processo portato avanti nella capitale tedesca con gli attori esterni, ai quali si chiederà

in maniera definitiva di cessare le interferenze negative e spingere per un processo di stabilizzazione,

si lavora internamente anche sui libici per farli dialogare.

“Ci sono tre processi già pronti”, ha riferito Salamé, indicando quello economico “già partito”, il percorso della sicurezza, che deve lavorare per trasformare la tregua “in un vero cessate il fuoco”, e poi il processo politico. Quest’ultimo riprenderà “a Ginevra, già a gennaio, subito dopo Berlino”, ha assicurato l’inviato Onu. Ma La mossa decisa da Haftar sui terminal petroliferi spiega chiaramente quali sono le sue idee. Continuare l’assedio a Tripoli, anche se in altra forma. Berlino come Palermo: sentore di fallimento.

Il caso Libia a Berlino. Questa volta ci sono tutti ultima modifica: 2020-01-18T18:01:27+01:00 da UMBERTO DE GIOVANNANGELI
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