Nessuno ferma Erdoğan nel Mediterraneo

Il recente incidente a poche miglia da Creta che ha coinvolto le marine greca e turca - mentre la Grecia era impegnata in esercitazioni Nato - e un altro episodio simile successivo devono far riflettere i paesi mediterranei dell’Alleanza sulla politica illegittima di Ankara e sulle sue mire in Libia.
DIMITRI DELIOLANES
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[ATENE]

Il 10 giugno, a poche miglia nautiche a sud ovest di Creta due fregate, un’italiana e una greca, che partecipavano all’Operazione Irini, hanno tentato di bloccare e controllare la nave da carico Çirkin battente bandiera della Tanzania. La nave era partita pochi giorni prima dal porto di Istanbul e si dirigeva verso la Libia. Non da sola ma accompagnata da ben tre fregate turche.

Mentre la fregata italiana seguiva il convoglio, la nave greca Spetsai ha ricevuto dal comandante italiano l’ordine di avvicinarsi alla Çirkin e di intimare di rallentare e di farsi controllare, nell’ambito delle finalità dell’Operazione Irini, che sono di impedire il trasporto di armamenti alle due parti in guerra in Libia. 

La Çirkin non ha risposto ai messaggi radio e ha proseguito indifferente. A quel punto, dalla Spetsai è partito un elicottero diretto verso la nave tanzaniana, al fine di far salire a bordo il gruppo di ispettori. Solo allora i comandanti delle due navi dell’Operazione Irini hanno ricevuto dalle fregate turche un brevissimo messaggio che affermava seccamente che la Çirkin era “sotto il controllo della Repubblica Turca”. 

La fregata Spetsai

Secondo il comandante della Spetsai, a quel punto il comandante della fregata italiana ha ordinato di far rientrare l’elicottero e di limitarsi a seguire il convoglio turco, il quale ha proseguito la navigazione verso le coste libiche, seguito dalla Spetsai a una distanza di dieci miglia.

Controllo annullato, quindi, con la minaccia neanche tanto velata di un intervento diretto delle fregate turche. Già così la cosa è grave. Ma non è finita qui e presto è diventata ancora più grave. Due giorni più tardi si è saputo che, poco dopo aver superato il blocco di Irini, il convoglio turco si è imbattuto in un altro punto di controllo, questa volta istituito nell’ambito dell’Operazione Nato Sea Guardian. Anche questa volta vi era una fregata italiana accompagnata da una francese. 

La nave cargo Çirkin in navigazione verso la Libia. Nella foto di copertina la Çirkin nel corso di un attraversamento del Bosforo

Questo tentativo di blocco però ha assunto dimensioni veramente allarmanti. Le navi turche non si sono limitate a ripetere agli aspiranti “controllori” che la nave tanzaniana è sotto la loro protezione, ma hanno messo nel loro mirino elettronico la fregata francese, costringendola ad allontanarsi. Un atto apertamente ostile, che non si era mai verificato neanche ai tempi della Guerra fredda, inaudito tra paesi formalmente alleati nella Nato.

Il quasi incidente ha messo infatti in grande subbuglio il quartier generale del Fianco Sud della Nato a Bagnoli. Finora l’Alleanza atlantica ha sistematicamente chiuso ambedue gli occhi di fronte alle intemperanze di Erdoğan, ma alla fine questo atteggiamento da Ponzio Pilato non ha fatto altro che incoraggiare l’aggressività turca. Mettere però nel mirino elettronico navi che partecipano a un’Operazione Nato supera ogni limite. Al punto che ora non solo Bagnoli ma tutta la Nato rischiano di trovarsi di fronte a una situazione difficilmente gestibile, con il pericolo di una frantumazione dell’alleanza. 

Fregate della marina turca scortano la Çirkin

Sia la Nato sia i governi di tutti i paesi coinvolti hanno preferito non rendere pubblici i due quasi incidenti. In Grecia però fonti militari hanno ampiamente diffuso indiscrezioni riguardo al primo tentativo di controllo, a sud ovest di Creta. La notizia è stata ampiamente diffusa dai mezzi d’informazione del paese, senza commenti governativi. 

L’azione minacciosa verso la nave francese è stata invece rivelata il 12 giugno dal giornalista greco Giorgos Sahinis nella emittente cretese Kriti TV e subito ripresa e diffusa dalla pagina informativa SLpress.gr, che aveva ottenuto conferme sulla esattezza delle informazioni.

Episodi di questo tipo saranno verosimilmente ripetuti sulla tratta Turchia- Libia. Forse le regole d’ingaggio dell’Operazione Irini dovrebbero essere rivedute e adeguate al fatto che la Turchia non vuole essere disturbata mentre viola apertamente le disposizioni delle Nazioni Unite e trasporta jihadisti siriani e armi in Libia. 

Ma anche l’Italia dovrebbe finalmente ragionare seriamente sul suo ruolo nel Mediterraneo centrale. Erdoğan dichiara pubblicamente di voler mettere piede in Libia, usando il suo mezzo preferito, che è quello della forza militare. Che futuro può avere l’Italia avendo come dirimpettaio un leader brutale, autoritario, islamista, aggressivo, espansionista e ricattatore? 

La carta illustra l’area dell’intervento della frizione turco-greca

    

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Nessuno ferma Erdoğan nel Mediterraneo ultima modifica: 2020-06-15T14:37:14+02:00 da DIMITRI DELIOLANES
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2 commenti

Cecilia 15 Giugno 2020 a 15:04

Italy should finally seriously think about its role in the central Mediterranean. In accordance with what https://customcollegeessays.com/blog/writing-college-admission-essay claims, Erdoğan publicly declares that he wants to set foot in Libya.

Reply
FEDERICO MARINI 7 Luglio 2020 a 10:28

LA TURCHIA SI STA RIPRENDENDO NON SOLO LA LIBIA, MA IL RUOLO. INTERNAZIONALE PRIMA SVOLTO DALL”IMPERO OTTOMANO,QUINDI IL SUO RUOLO NELLA STORIA.
RUOLO IN INTERNAZIONALE DI GRANDE POTENZA,CHE NEI PRIMI ANNI DE 900 E’ANDATO,PROGRESSIVAMENTE DECLINANDO PER MOTIVI INTERNI, MA CHE POI E’STATO DEFINITIVAMENTE CANCELLATO QUANDO LE MARINE. DI. FRANCIA E GRAN BRETAGNA, SENZA DICHIARAZIONE DI GUERRA, ENTRARONO NEI PORTI DISTRUGGENDO L’INTERA FLOTTA.

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