Restiamo umani: quante volte tra il serio e il faceto abbiamo utilizzato queste due parole? Per “restare umani” serve analizzare e conoscere i settori della nostra società dove è necessario richiamare il senso di un’umanità perduta: Per le strade della disumanizzazione. Profili filosofico-politici, etici e giuridici è un saggio edito da Studium a cura di Elena Cuomo, una sorta di richiamo alle coscienze di fronte alle emergenze sociali che devastano la società odierna.
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Si tratta di sei capitoli scritti da altrettanti esperti che prendono in esame specifici aspetti dove il fattore disumanizzante è particolarmente presente e crudele.
”Variazioni dell’umano nell’epoca globale. Tra qualità della vita e disumanizzazione” di Carlo Altini; “Il tecnocapitalismo e la variazione dell’”immondo” di Antonio Martone; “La disumanizzazione dell’altro nel conflitto siriano” Riccardo Cristiano; “Donne come corpi fungibili. La tratta e il disfarsi del senso dell’umano in democrazia” di Elena Cuomo; “Uccidere l’amore: processi disumanizzanti nella famiglia” di Emilia Palladino; “Lo spessore criminale delle detenute” di Giovanni Chiola: capitoli densi di argomenti e considerazioni filosofiche su una realtà che ci circonda e verso la quale molte volte prevale l’indifferenza.
Si sta veramente perdendo il senso dell’umano? O si è già perduto, in questa società in trasformazione dove la burocrazia mette a repentaglio i rapporti tra esseri umani e dove i concetti di democrazia e libertà, dignità e uguaglianza sono sempre più flebili e incerti?
Mondo iperglobalizzato, pensiero unico dominante, variazioni economiche e politiche violente, concetto di autorità messo in discussione, derive neoautoritarie, assieme a pubblicità esasperate, uso esagerato di “social” considerati come oracoli: sono molteplici i fattori che Carlo Altini individua nel processo di “disumanizzazione” di un’umanità superconnessa informaticamente ma appiattita nella libertà di opinione.
Lunghi periodi passati in lockdown inducono a riflettere sugli effetti di spersonalizzazione e di depressione generati da un’esposizione continua agli schermi video in una condizione di isolamento sociale.
Quindi l’interrogativo è se lo sviluppo etico-politico e quello tecnico-scientifico sono integrati o viaggiano su piani separati a dividere ancora di più gli utenti, dove il legame sociale stesso viene messo in discussione e mina le basi di un corretto diritto a scelte autonome a discapito di minoranze religiose, culturali, sessuali.
E sugli “esclusi”, i “rifiuti” che non partecipano alle scelte del mercato, quindi inutili, scrive Martone, che evidenzia le contrapposizioni tra esseri umani subordinati agli altri, in un sistema dove “la democrazia vede di molto depotenziata la sua forza”, un deficit democratico dove si attaccano i diritti economici, politici e sociali, dove la partecipazione, causa pressioni lavorative, è sempre minore. Un’alternativa feroce quindi, tra chi fa parte delle ECity, intelligenza organizzata gestita dal biopotere, o quelli della NoCity, dove “le condizioni di sopravvivenza individuale” sono minime. In un mondo dominato dall’ideologia tecnocapitalistica “la distruzione delle elementari condizioni della vita” biologico-familiare e dell’ecosistema non è presa nella minima considerazione. Ingannevoli anche le istanze progressiste, tra le quali Martone inserisce anche il femminismo elitario praticato in teoria e lontano dalle vere esigenze delle donne di ogni ceto.

Ambiente e abitudini spinte dal consumismo, forte distacco dell’uomo dal territorio, incapacità di gestione e di armonia fanno sì che per la prima volta l’uomo produca materiali di scarto non più riciclabili che costituiscono un “mondo fuori dal mondo” che va a braccetto con incendi devastanti, disastri ambientali, squilibri climatici e quant’altro. Questa “produzione dell’immondo“ riguarda, secondo Martone, tutti gli ambiti dell’umanità, permeata da una distruttività generale. “Prodotto maledetto delle civiltà postindustriali” l’immondo chiude il cerchio e ritorna a considerare anche gli “scarti” umani come immondizia.
Disumanizzazione quindi, che Riccardo Cristiano descrive per quel che riguarda il conflitto siriano, che dal 2015 devasta il Medio Oriente e produce sofferenza nei milioni di profughi esseri umani. Un dettagliato elenco cronologico di quel conflitto che dalla Siria ha condizionato l’intera politica europea degli ultimi anni, emigrazione compresa, un “fiume umano“ in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni. Un processo interno al paese definito “tanatocratico”, dove i governanti gestiscono il potere per giungere alla morte dei governati, in una spirale di violenza.
Cristiano si addentra nelle spiegazioni sulla natura dell’Islam, la differenza tra sciiti e sunniti, il concetto di panarabismo e panislamismo, che coinvolgono il mondo arabo rispetto all’Occidente. Dalla lunga catena di attentati e colpi di stato in diverse nazioni, alla disumanizzazione del nemico, assieme “al rifiuto della fratellanza umana“: secondo le parole di Papa Francesco e dello Sceicco al Tayyeb dell’Università di al Azhar.
Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi,
recita il documento sulla fratellanza firmato ad Abu Dhabi dalle due personalità religiose.
Quale essere umano appare “oggi impigliato come in un meccanismo di disumanizzazione o di perdita della pienezza di vita” se non la donna, si domanda Elena Cuomo nel suo testo: la donna che soffre in ogni società contemporanea di marginalizzazione, estraneità e indifferenza in quella metà del cielo che sembra “aver perso il diritto di avere diritti”. L’attenzione dell’autrice si concentra sul traffico delle schiave del sesso, violento aspetto delle società legato anche a emigrazione e traffici criminali.
La pandemia di Covid 19 ha accentuato, per quel che riguarda le donne, le difficoltà nella vita quotidiana con l’abbandono del lavoro per la cura dei minori costretti a casa o degli anziani senza assistenza. Ma “di fronte alle nuove forme di schiavitù, sfruttamento, tortura, i più sembrano restare indifferenti o acquiescenti o semplicemente incapaci di reagire”. Donne “rese merce”, emarginate e senza diritti.
Lo stesso progetto disumanizzante che è presente nella famiglia, dove Emilia Palladino esamina quei processi familiari che “uccidono l’amore”. Anche in questo caso la pandemia ha accentuato rapporti che hanno coinvolto l’armonia familiare in un “prima” e in un “dopo”. Accanto all’abbandono forzato del lavoro è aumentata la violenza domestica sulle donne, in una percentuale molto superiore al “prima”. “Dominare, schiacciare, calpestare, imporre, scartare, ghettizzare, allontanare, obbligare, manipolare…” Sono verbi pesanti, contrari a quella base di amore che dovrebbe essere il fondamento della famiglia, e a soffrirne sono le donne detenute, la cui condizione è esaminata da Giovanni Chiola: in Italia sono 2255, una minoranza che vive “nei tetri corridoi degli istituti penitenziari italiani”, con mille problemi, acuiti anch’essi dalla pandemia, che da oramai quasi due anni condiziona i rapporti umani. Chiola invoca ulteriori interventi legislativi per i quali si deve impegnare la politica, al fine di salvare da un “isolamento nell’isolamento” un piccolo esercito di condannate che devono aspirare al riscatto e non a modelli repressivi di correzione.
La lunga triste storia delle donne detenute si presenta alle coscienze dell’umanità assieme alle esistenze dei bambini che crescono nelle carceri: “per mitigare i meccanismi che il carcere provoca anche al sentimento delle detenute madri” Chiola auspica la detenzione domiciliare grazie anche a nuove disposizioni legislative, che il giudice di sorveglianza potrebbe applicare nei casi meno gravi.
Sfide, sfide alla politica e anche all’umanità.



Immagine di copertina: Dramatiska teatern i Stockholm, mask av Carl Milles [maschera sulla facciata del Teatro Reale di Arte Drammatica di Stoccolma]

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