Sull’orlo di una guerra civile americana e di un conflitto mondiale. Fantascienza?

STEFANO RIZZO
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Dopo l’omicidio di Floyd George a Minneapolis nel maggio 2020, e di altre centinaia di neri in tutto il paese, ci sono stati vari tentativi per riformare il corpo di polizia di quella e di altre città. Non hanno portato da nessuna parte. Dopo l’ennesima strage di bambini (e adulti) a Uvalde nel Texas la scorsa settimana ci saranno nuove iniziative per regolamentare le armi da fuoco, soprattutto i fucili semiautomatici. Non porteranno da nessuna parte. Dopo che nel settembre del 2021gli agenti di frontiera a cavallo (bianchi) avevano preso a frustate come buoi riottosi un gruppo di disgraziati (neri) che cercavano di passare il Rio Grande e il presidente aveva promesso di rendere “più umana” la gestione dell’immigrazione, non se n’è fatto (né presumibilmente se ne farà) nulla. Dopo i numerosi tentativi (falliti per un pelo) di annullare le elezioni del 2020 da parte di Donald Trump e vari esponenti politici a lui fedeli, in vari stati governati dai repubblicani sono state approvate molte norme restrittive per limitare la partecipazione al voto e porre il conteggio sotto il controllo del potere politico (repubblicano).

Non uno, ma due, tre o più sono i punti critici del sistema politico-sociale-istituzionale americano dove nei prossimi anni (o mesi) potrebbe verificarsi una rottura catastrofica, addirittura una guerra civile. Davvero? È probabile? No. È possibile? Sì, e tanto basta.

Proud Boys presidiano la convention della NRA a Houston (e, nell’immagine di copertina, mentre urlano slogan e improperi contro Biden)

Quali sono le forze in campo di un simile possibile conflitto? Da una parte, una fetta consistente degli elettori repubblicani (una buona metà) che sono disposti ad accettare l’assassinio di bambini pur di garantire la piena libertà nel possesso delle armi da fuoco; che vedono nell’immigrazione dai “paesi di me*da” (copyright di Donald Trump) — cioè neri e latini — una minaccia esistenziale per il predominio dei bianchi; che considerano l’uccisione di neri da parte della polizia (circa mille morti all’anno di cui la metà neri) come conseguenza della loro innata natura criminale; che non sono disposti ad accettare la vittoria di un candidato alla presidenza che non sia il loro; e soprattutto che sono pronti a fare ricorso alla violenza, fino all’insurrezione armata, per fare prevalere la loro visione del  mondo.

Dall’altra i democratici, sulla carta al momento la maggioranza, che s’ispirano a valori vagamente progressisti e di buon senso, che vorrebbero porre fine alle stragi, rendere la polizia meno violenta, gestire l’immigrazione in modo meno disumano e razzista, consentire alle donne di abortire (entro certi limiti), avere qualche protezione sociale in più, togliere le armi da fuoco dalle mani di criminali e psicopatici – ma che non sanno come fare dal momento che nei singoli stati ognuno fa ciò che vuole, e a livello federale qualunque decisione, anche la più compromissoria, si scontra contro l’intransigenza dei repubblicani, che grazie alla norma dell’ostruzionismo hanno reso gli Stati Uniti una democrazia dove governa la minoranza e non la maggioranza.

Militantti Three Percentes

Due gli scenari di una possibile catastrofe prossima ventura. Il primo: alle elezioni di midterm di novembre vincono i democratici ottenendo una robusta maggioranza sia alla camera sia al senato, tale da consentire loro di abolire l’ostruzionismo; cosicché subito dopo possono approvare una legge federale che vieta il possesso delle armi da fuoco più pericolose, quelle con cui si fanno le stragi. La legge richiede che siano consegnate alla polizia e distrutte, eventualmente indennizzando i proprietari (sul modello di quanto fatto dal governo neozelandese dopo un’orribile strage nel 2019). Negli stati repubblicani (e anche in qualche stato democratico) la gente si rifiuta di obbedire, e i governatori di quegli stati approvano leggi che annullano la legge federale. Come era già avvenuto nel lontano 1954, a seguito della sentenza che aboliva la segregazione razziale nelle scuole, il presidente, forte del “principio di supremazia” iscritto nella Costituzione, invia agenti federali per imporre il rispetto della legge e la consegna delle armi. Vari gruppi di estrema destra (Oath Keepers, Proud Boys, Three Percenters …) organizzano la resistenza armata. Scoppiano tumulti, come il 5 gennaio 2021, ma questa volta anche con scontri a fuoco e qualche morto in più. A questo punto il presidente invia l’esercito per reprimere la violenza. Uno o più governatori repubblicani per tutta risposta mobilitano la guardia nazionale per resistere a quello che considerano un sopruso del governo federale. Ci sono i primi veri e propri combattimenti tra forze armate: i morti si contano nelle migliaia, varie città vengono bombardate, si assiste a esecuzioni sommarie da parte delle opposte fazioni. A questo punto (se non prima) alcuni stati secedono dall’Unione, seguiti da buona parte degli altri del Sud e del Midwest. Una mattina all’alba un aereo della guardia nazionale del Texas sgancia una bomba atomica, prelevata a viva forza da una guarnigione federale, su New York. Il Nord risponde obliterando Dallas. Dopo cinque anni di guerra, il Nord vince, il Sud è completamente distrutto (come ai tempi della prima guerra civile). Poi, passata la tempesta, inizia la ricostruzione.

Il secondo scenario segue la stessa falsa riga, solo due anni più tardi. Alle elezioni presidenziali del 2024 vince, con un largo vantaggio nel voto popolare, il candidato democratico. Ma Donald Trump, o chi per lui, non accetta la sconfitta. Come nel 2020 parla di brogli diffusi e chiede agli stati repubblicani, sulla base delle norme approvate negli anni precedenti, di invalidare il responso delle urne e di nominare in rappresentanza dello stato grandi elettori a lui favorevoli. All’inizio di gennaio 2025 si riunisce il Congresso e Kamala Harris certifica l’elezione del candidato democratico. I governatori repubblicani si ribellano e rifiutano di riconoscerne la legittimità. Seguono tumulti diffusi e violenti da parte dei gruppi di cui sopra. La polizia e numerosi altri corpi armati federali intervengono anche con armi pesanti, la guerriglia imperversa in molte città d’America: saccheggi e incendi di edifici pubblici, linciaggi di neri. A fine gennaio, dopo il suo insediamento, il presidente ordina all’esercito di intervenire. I governatori degli stati ribelli mobilitano le loro guardie nazionali … per il resto come sopra.

Ci sono altri scenari, meno violenti e catastrofici per uscire dall’attuale paralisi del sistema sociale-politico-istituzionale? Forse sì, ma allo stato nessuno, ma proprio nessuno, è in grado di dire quali siano.

Un’immagine dei disordini del 6 gennaio 2021 a Washington.

P.s. Mentre gli Stati Uniti sono impegnati a risolvere i loro problemi interni, la Russia completa l’invasione dell’Europa orientale, annettendo i Paesi baltici, la Polonia, l’Ungheria, e, a sud, la Georgia. La Cina occupa Taiwan scatenando la guerra con gli Stati Uniti e il Tibet scatenando la guerra con l’India. Volano missili nucleari da una parte all’altra del Pacifico: al termine del breve conflitto Stati Uniti e Cina potrebbero avere circa cento milioni di vittime ciascuno, ma la Cina, con una popolazione cinque volte superiore, dovrebbe assorbirle molto meglio ed emergere come unica incontrastata potenza  dell’Indopacifico. Intanto in Medio Oriente l’Iran costruisce la sua prima bomba atomica con la quale la Guardia repubblicana annienta Tel Aviv. Gli israeliani rispondono annientando Teheran mentre le monarchie del Golfo guardano compiaciute per entrambi i risultati. In Africa imperversano guerre civili e carestie. Centinaia di milioni di immigrati affamati e terrorizzati si riversano sulle coste europee e vengono respinti a cannonate. In conseguenza dell’invasione nera e per respingere la minaccia della “grande sostituzione” le destre xenofobe vincono le elezioni in tutti i paesi europei e impongono rapidamente regimi autoritari e liberticidi. L’Unione Europea si scioglie, gli eserciti nazionali, che ormaiassorbono più del 20 per cento del PIL, si mobilitano: quello francese verso i confini tedeschi e quello tedesco verso i confini francesi (passando dal Belgio, come al solito

Sull’orlo di una guerra civile americana e di un conflitto mondiale. Fantascienza? ultima modifica: 2022-05-30T18:45:28+02:00 da STEFANO RIZZO
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