Ridere fa bene alla salute. Lo confermano gli studi di eminenti studiosi, sì quegli studi serissimi e complicati che poi arrivano a risultati terra terra, come quell’équipe di archeologi francesi che dopo anni di analisi, discussioni e ricerche al Foro romano giunse alla conclusione che anche i romani antichi mangiavano l’uva: diciamoci la verità, bastava chiederlo al portiere.
Ma stavolta pigliamoli sul serio gli studiosi: è ormai dimostrato che ridere aiuta persino a buttare giù i chili di troppo, tre chili in pochi mesi, a condizione di sganasciarsi un’ora al giorno. Così consumate quelle cento calorie che avete assunto di nascosto con una tavoletta di cioccolato o un pacchetto di patatine. Se poi siete pigri, un quarto d’ora di risate equivalgono a mezz’ora di ginnastica.
Nel bellissimo Il libro della gioia – un colloquio fra il Dalai Lama e l’arcivescovo Desmond Tutu – leggiamo:
[…] c’è un sacco di gente che fa la faccia truce perché pensa che gli dia un’aura di serietà e si illude di avere più rispetto con questo atteggiamento. Ma io credo fermamente che uno dei modi per conquistare il cuore delle persone sia la capacità di farle ridere. Se sei in grado di ridere di te stesso, allora tutti sanno che non ti dai delle arie… prima impari a ridere di te stesso e meglio è. È veramente il punto di partenza più agevole. Se ti metti a cercare il lato umoristico della vita, lo troverai senz’altro. Finirai di domandarti “perché proprio a me?” e inizierai a capire che la vita è difficile per tutti.
Parole sante, direte voi, ma non è facile trovare lo spunto per ridere, non possiamo mica metterci davanti allo specchio e sganasciarci in quelle tremende risate finte dei tenori di una volta. Ecco, il nuovo libro di Vito Molinari è un’ottima base di partenza. L’ha pubblicato di recente, al ritorno dal giro del mondo che finalmente è riuscito a fare: “un po’ faticoso” l’ha definito lui, considerato che ha quasi novant’anni. Il libro s’intitola I miei grandi comici e fa il paio con Le mie soubrettes dato alle stampe, invece, prima di girare il globo terrestre.

Padre fondatore della tv, i grandi comici del Novecento Molinari li ha conosciuti proprio tutti: Macario, Taranto, Dapporto, Rascel, Fabrizi, Govi (anni fa gli ha dedicato un libro tutto suo), De Filippo, Tognazzi, Vianello, Chiari, Villaggio, Bramieri, Pisu, Fo. E poi “le spalle” come Carlo Campanini e Gianni Agus e i grandi antenati, i leggendari fratelli De Rege, l’insuperabile Petrolini. E a finire un succulento capitolo sulla censura, dove brilla il consiglio di un pudico funzionario alla troppo bella Franca Rame, consigliandole di… mostrare una sola gamba alla volta!
Aneddoti, citazioni, curiosità ce ne sono a pioggia, qui basta ricordare quello che combinò Walter Chiari una sera a Torino, la sera della prima: semplicemente non si presentò. Cercarono di prendere tempo, telefonarono alla madre – lei disse che Walter era uscito da un pezzo, tutto elegante, di certo andava a teatro – insomma fra urli e strilli del pubblico alla fine rimandarono lo spettacolo. Il giorno dopo lui arrivò come niente fosse scusandosi, aveva sbagliato data (in realtà a una prima c’era andato, ma alla Scala, su richiesta di Ava Gardner, certo difficile dirle di no).

Quando entra in scena viene sommerso da urla e fischi, lui subisce a capo chino, per parecchi minuti, finalmente riesce a parlare:
Avete ragione. È colpa mia. C’è stato un equivoco. Chiedo scusa. Ma io vi capisco. Vi ho messo nei guai. Una signora che è venuta ieri sera con un abito, non poteva tornare stasera con lo stesso abito. Così è stata costretta a comprarsene uno nuovo… e il marito ha dovuto pagare…
Cominciano i primi sorrisi, risatine e dopo poco il pubblico è di nuovo tutto suo.
Il libro di Molinari è però qualcosa di più del libro di ricordi di un grande uomo di spettacolo: certo, è un Maestro questo piccolo ligure – nel suo volto da pirata saraceno rivela l’origine siciliana della sua famiglia – che a partire dal 3 gennaio 1954 (data inaugurale della tv) ha diretto più di duemila spettacoli, ma il suo libro è qualcosa di più perché ci mostra come l’Italia è andata cambiando in tutti questi anni e ci offre una serie di testimonianze e documenti preziosi per gli studiosi di storia del costume e di sociologia.

E giunti a questo punto, se questo breve articolo vi ha convinto almeno un po’ correrete a comprare il libro; se vi ha convinto del tutto aggiungerete Le mie grandi soubrettes – anche lì ci sono proprio tutte, da Caterina Valente a Delia Scala a Josephine Baker – se invece state attraversando un periodo particolarmente difficile della vostra vita e siete ancora di umore nero, non mi resta che lasciarvi con questa citazione di Ettore Petrolini:
Ci sarà pure un pianerottolo! Come esclamò l’uomo che continuava a rotolare per le scale.


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1 commento
Caro Alberto,
bella la tua recensione! come non dar ragione a Vito Molinari e a te ? Penso che il ridere di cuore, in privato e in pubblico, sia importante anche per capire l’evoluzione dell’uomo nel corso della storia. Il ridere segna, infatti, il passaggio dal Medioevo, monastico e isolazionista, all’apertura giocosa verso la sensibilità moderna, cui san Francesco d’ Assisi e i suoi seguaci dettero un contributo fondamentale. San Francesco, infatti, a differenza della regola monastica, senz’altro benemerita per la cultura, ma dedita soprattutto al lavoro e alla preghiera claustrale, guardò con dinamismo a tutto il creato, ricavandone gioia e serenità nel cuore, in un incontro permanente con l’uomo e le bellezze della natura; le condizioni essenziali da cui sgorga il riso che fa tanto bene all’anima e al corpo.