Cronin, lo scrittore gallese, fu anche un buon medico e da giovane ebbe modo di esercitare in differenti condizioni la sua scelta di prendersi cura del malato, sulle navi, in miniera, in ospedale, nel suo studio. E fu proprio la condizione perenne di stress, con conseguente burn out, a costringerlo a un riposo forzato durante il quale cominciò a scrivere i romanzi, che lo resero famoso e nei quali trasfuse la sua grande umanità di medico. Da Ippocrate alla Scuola Salernitana, ai secoli dei lumi, ci sono sempre state belle figure di medici, che hanno abbracciato la professione di uomini che si prendono cura di altri uomini.

Ricordo, ai tempi della specializzazione, un collega più anziano che correndo si lanciava nel massaggio cardiaco di un paziente, consentendo a quel cuore di riprendersi. Era stato un fulmine, che aveva ridato una speranza al paziente. Spesso, poi, negli anni successivi, in Unità Coronarica ma in era pre-emodinamica, ancora la necessità di quel fulmine, anche se purtroppo per molti pazienti non era sufficiente essere più veloci della luce. In tanti anni di ospedale, infine, m’è capitato di vedere e di vivere attimi durante i quali l’atto di un medico ha salvato vite umane.
Questa riflessione mi nasce, oggi, in epoca COVID-19, quando la gente ha preso a gridare dai balconi: “Eroi i medici ospedalieri”! Costoro, esposti in prima linea in assenza o in scarsità di presidi di autotutela, al bisogno e come d’abitudine non hanno fatto mancare assistenza ai pazienti COVID o non. E poi turni massacranti, sconvolti i loro normali percorsi di lavoro per far fronte al COVID-19. E poi quelli contagiati e poi quelli caduti; certo saranno stati fatti errori, ma a nessun ricoverato è mancata l’assistenza necessaria.
Altro che “medicina difensiva”! L’OMS, il ministero, le Regioni hanno indicato di eseguire tamponi solo sui sintomatici, e poi solo in quelli già con disturbi respiratori, lasciando a casa anche per due settimane pazienti con febbre, fino ad ospedalizzarli solo in condizioni di gravità. E via, rianimazioni a gogò! Ospedali strapieni e necessità di trovare posti. Corsa ad approntare nuove strutture di intensiva, sia pubbliche che private. Oggi, poi, l’OMS parla di massacro degli anziani nelle residenze, o nei pensionati, senza aver detto nulla quando, con scelte sconsiderate, qualcuno ha disposto il ricovero di pazienti COVID anziani in via di guarigione nelle RSA, pur di liberare le corsie d’ospedale.

Tra l’altro, a peggiorare il peggio, abbiamo dovuto leggere che quegli anziani (senectus ipse morbus), a volte e non dovunque, non sono stati presi in carico da coloro che dovevano prendersene cura, in quanto non erano stati distribuiti presidi di autotutela (famosi dpi) o perché non erano definiti i percorsi di cura o perché la norma non… Poveri gli anziani che per la propria salvezza devono aver bisogno di “eroi”!
Conoscere consente di curare con appropriatezza e per curare è necessario conoscere. Dopo molti contagi e sempre troppi morti, abbiamo cominciato a comprendere la patogenesi del COVID e a realizzare che i ricoveri tardivi impedivano la possibilità della necessaria terapia precoce a domicilio, tra l’altro con vecchi farmaci poco costosi, come gli antimalarici e l’eparina, capaci di bloccare l’aggravarsi dei pazienti COVID, favorendone spesso la guarigione. E perciò non servono altre rianimazioni, pubbliche o private, ma diagnosi precoci, assistenza territoriale con farmaci efficaci somministrati al domicilio del paziente COVID.
La domanda sorge spontanea: ma con quali risorse umane dopo trent’anni di saccheggio del territorio e dell’igiene pubblica?
Presso i Sumeri, una popolazione della Mesopotamia, senza medici, i malati erano portati al mercato, perché se fosse passato qualcuno con lo stesso morbo, avrebbe potuto consigliarne la cura. Erano i prodromi della Pietas. Partendo dall’abbandono degli anziani, per arrivare alla promozione, nella favoleggiata Fase2 del COVID, di una mitica assistenza territoriale affidata a non so chi né quando, forse bisognerà rifarsi ai Sumeri? Passata “a nuttata”, spero che tutti coloro che abbiano da riflettere, riflettano.

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