Caccia svizzeri a terra, F-15 italiani in volo

Il 27 settembre la Svizzera decide, con un referendum, se spendere sei miliardi di franchi per rinnovare la flotta aerea militare. Intanto l’Italia va avanti con l’inspiegabile spreco di miliardi per l’acquisto di 90 caccia multiruolo.
GIORGIO FRASCA POLARA
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Come molti sanno, in Svizzera è usuale convocare  (anche più volte l’anno) dei referendum popolari, cui partecipano anche gli svizzeri residenti all’estero, sulla più disparate materie, dalle più rilevanti alle meno importanti: persino sul taglio o no delle corna delle vacche. Ma tra pochi giorni, esattamente il 27 settembre, gli elettori e le elettrici di tutti i cantoni federali saranno chiamati a decidere se spendere sei miliardi di franchi – oggi il franco ha praticamente lo stesso valore dell’euro – per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento. Nessun referendum, invece, in Italia dove è già in corso di esecuzione l’accordo, sostenuto dall’attuale governo, per l’acquisto in Usa di novanta aerei da bombardamento, i famigerati F-35, per il costo di quasi quattrocento milioni di euro.

Una recente manifestazione promossa da Gsoa

E perché mai nella Svizzera, storicamente neutrale, un rinnovo così impegnativo del parco-velivoli? Da un canto i comandi delle forze aeree ritengono che gli attuali Boeing e Northrop hanno fatto il loro tempo e vanno sostituiti. Peraltro la consigliera federale Viola Amherd (Partito popolare democratico di ispirazione cattolica, l’equivalente della nostra ex Dc) che dirige il Dipartimento militare ha detto, più chiaro e tondo, che l’acquisto di nuovi aerei “da combattimento” è uno dei cardini essenziali senza cui “l’esercito non è in grado di proteggere il Paese e i suoi abitanti dagli attacchi aerei”. Di chi? Per quale motivo? Comunque della stessa opinione – per l’acquisto – la maggioranza (conservatrice) delle due Camere.  

Ma non i Socialisti e, con essi, il Gruppo per una Svizzera senza esercito, altri partiti di sinistra e le organizzazioni pacifiste che hanno impugnato la decisione parlamentare con le regolamentari cinquantamila firme che impongono il referendum federale. La decisione di ricorrere al referendum non è affatto casuale: sugli aerei da combattimento si era già avuta una durissima contrapposizione sei anni fa tra Parlamento e popolo, e il no referendario brucia ancora ai conservatori ed “è ancora ben presente nelle menti di tutti” commenta la Gazzetta Svizzera, mensile per gli svizzeri residenti in Italia. Per tradizione (confermata anche e proprio sulla questione-bombardieri) più “aperti” alle istanze pacifiste sono tendenzialmente i cantoni francofoni, meno quelli tedeschi.

Borse in tela e altro materiale di propaganda per sostenere la campagna referendaria promossa da Gsoa

E in Italia, sempre per gli aerei da combattimento, come stanno le cose? Intanto, come si è detto, non c’è traccia di referendum, ed è operativo l’accordo in base al quale l’Italia ha programmato l’acquisto dagli Stati Uniti di  novanta aerei da guerra F-35. “Saremo fedeli ai patti” ha detto, appena nel maggio scorso il ministro della difesa Lorenzo Guerini respingendo la richiesta di cinquanta deputati grillini che avevano chiesto semplicemente una sospensione di un anno del programma per investire la prima trance dei pagamenti negli interventi straordinari causa Covid.  Risultato: è confermato il pagamento (rateizzato) di 389 milioni agli Usa come ha confermato il presidente del consiglio Conte “rassicurando” il segretario di stato americano Mike Pompeo che a sua volta ha espresso pubblicamente la “soddisfazione” di Washington per la intatta “fedeltà”.. 

F-35

In realtà quest’ordine dei bombardieri F-35 (una versione modificata del tipo che aveva provocato infiniti incidenti mortali nel mondo) risale a otto anni fa quando, viste le ristrettezze finanziarie, fu presa la decisione di ridurre un po’ l’ordine iniziale di ben 131 aerei, previsto nel contratto siglato nel 1998 dal governo Prodi. La modifica non sta solo nella quantità degli aerei ma anche nella qualità: sessanta sono nella versone A, a decollo e atterraggio convenzionali; e trenta sono nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale (quindici per la Marina e quindici per l’Aeronautica).

Se il Pd non ha preso iniziative per bloccare, o sospendere, o rinviare la spesa rompendo così con una antica tradizione pacifista del Pci-Pds, assai singolare, ma perfettamente congeniale, è stato il completo ribaltamento della posizione del MoVimento. Nel programma elettorale (2017) dei cinque stelle era previsto il  blocco totale dell’acquisto anche dei novanta. Ma una volta arrivati al governo, ministri, viceministri e sottosegretari grillini si sono resi conto che la disdetta sarebbe costata penali altissime, ed hanno deciso di procedere salvo poi, ora e in extremis, la mossa demagogica dei cinquanta. E allora? La Difesa ha comunicato l’imminente pagamento di tre nuove rate…

Caccia svizzeri a terra, F-15 italiani in volo ultima modifica: 2020-09-11T16:53:38+02:00 da GIORGIO FRASCA POLARA
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