Brillante, acuto e instancabilmente curioso, Ennio Pouchard non si fermava mai: tante vite, tanti incontri e amicizie profonde, tante case, città, lavori, passioni. Amava osservare, leggere, studiare, scrivere, scoprire. Collaboratore per oltre quarant’anni di periodici (Flash Art e Giornale dell’Arte) e di quotidiani, con servizi da gran parte del mondo, Pouchard ha curato mostre di arte contemporanea in musei di Venezia, Murano e Treviso, firmando monografie di artisti, volumi di narrativa, di poesia, di incisioni, litografie, serigrafie. Dal 2017 è stato collaboratore assiduo della nostra rivista (i suoi articoli possono essere letti QUI).
Ha perfino avuto tanti nomi: Ennio, Rolando e anche quel Mario sussurrato dal padre davanti al prete al battesimo nel 1928 a Pola. E poi due cognomi, Pouchard, che le storie di famiglia collegano a un sergente napoleonico rimasto in Istria, poi trasformato in Puchar sotto il dominio asburgico. Critico d’arte, giornalista, poeta, artista, curatore di mostre, pilota, autorevole firma nelle pagine della Cultura del Gazzettino per ben 43 anni, Ennio Pouchard si è spento nei giorni scorsi all’ospedale di Treviso a 94 anni, nella città in cui aveva scelto di vivere con la moglie Elsa.

Addio, Maestro Pouchard di Adriana Vigneri
Ennio Pouchard, l’arte dell’amicizia di Giampaolo Sbarra

Ennio si faceva amare per la sua intelligenza, mobile e veloce come quando telefonava in redazione per proporre i pezzi, pronto a nuove avventure con l’entusiasmo di chi si nutriva di “vita”, quasi a voler scacciare i ricordi degli anni della guerra e il dolore dell’esodo, lui come tanti fuggito dall’Istria. Come quando, poco dopo aver dovuto abbandonare Pola nel 1947, si iscrive all’Accademia Navale di Livorno, “questa decisionalità repentina dovevo averla nel sangue – racconta nella sua autobiografia pubblicata poco prima di Natale, Rolando e… Una vita dall’Istria al Mondo un’autobiografia Rolando e… Una vita dall’Istria al Mondo(edita da Mazzanti, premio “Dipatriati” 2022) – perché ogni svolta radicale nella vita l’ho presa su due piedi”. Eccolo allora pilota su portaerei negli Usa, quindi per l’Alitalia, quindi a Roma con la moglie Anna artista, poi quell’articolo su Mirò da realizzare per una rivista, “un lampo per me, perché significava l’apertura di una nuova strada”.

La nuova strada si apre a Venezia a fine anni Sessanta, quando Ennio comincia a viverci durante i fine settimana. Sono anni ricchi di stimoli che Pouchard vive in pieno, muovendosi tra Londra, Parigi – dove frequenta lo psicoanalista Salomon Resnik – e Roma, dove conosce John Carew Eccles, Nobel 1963 per la Medicina. E in quegli anni, a Venezia, ecco le fraterne frequentazioni con Emilio Vedova, Armando Pizzinato, i galleristi De Marco e Ravagnan e gli artisti a loro collegati (Bacci, Campesan, Plessi, Monadis, Eulisse..) e poi lo scultore Salvatore Messina, Riccardo Licata, Mirella Bentivoglio, Emilio Isgrò, le cene del sabato sera con Virgilio Guidi, Marcello Pirro. Fu proprio Pirro ad aprirgli davvero la strada dell’arte, aiutandolo a stampare una cartella di serigrafie che interpretassero delle sue poesie, affidate a Guidi, Roberto Crippa, Salvatore Messina, ovviamente lo stesso Pirro.
E poi la vedovanza cui segue, anni dopo, il nuovo amore, Elsa, che oggi custodisce i ricordi di 36 anni vissuti insieme. “Io vedovo, lei divorziata, due solitudini che si intrecciavano”, e 23 anni di differenza che non pesano su nessuno dei due.
Sempre insieme per 24 ore al giorno e sempre in mezzo all’arte – conferma Elsa Dezuanni, a sua volta curatrice d’arte –Sei la mia “trimoglie”, mi diceva: ci siamo sposati tre volte, la prima volta civilmente a Reggio Emilia dove viveva all’epoca, poi a Londra, nostra città del cuore, e infine, per i trent’anni di vita insieme, abbiamo rinnovato le nostre promesse di matrimonio.
Sono periodi intensi per Pouchard, fatti di arte, di libri, di scrittura, di poesia, puntellati da belle amicizie. Le passeggiate con Ezra Pound per Venezia, gli artisti e gli amici “che non posso dimenticare” (Toni Cibotto, Paolo Rizzi, Milena Milani). Di Deluigi “ho il bel ricordo di avergli aperto la strada delle serigrafie per i suoi grattage, da lui ritenuta impraticabile”. E poi il critico Marchiori, i trevigiani Olimpia Biasi e Paolo Del Giudice. Guidi resta sempre un punto fermo, ne custodisce dubbi e inquietudini.
E come ammette nel suo libro, che avrebbe voluto presentare in primavera a Treviso, ho la percezione “di sentirmi sereno nonostante il fiume di trascorsi che continua a corrermi davanti”.

Per il loro contributo informativo alla realizzazione di questo articolo in ricordo di Ennio Pouchard
ytali ringrazia i colleghi Silvio Testa e Chiara Pavan

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