Agenti di Polizia. Lettera a un collega suicida

I casi di suicidio tra i poliziotti non sono infrequenti nel nostro Paese ma spesso la notizia di un agente che si toglie la vita è occultata ed è trascurata dai media. La vicenda di Riccardo Malvestiti è emblematica. A lui una collega in servizio invia una lettera, che pubblichiamo, per far sì che la sua storia non finisca nell’oblio come le altre.
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Quella che pubblichiamo è la lettera che Roberta Boriosi rivolge al sovrintendente della Polizia di Stato Riccardo Malvestiti, suicidatosi a Trieste il 28 giugno scorso. Sul gesto estremo che ha condotto Malvestiti a togliersi la vita, nessun giornale della città giuliana o altro organo di stampa ha speso una riga. Riccardo soffriva di depressione e pare che il comportamento della polizia di stato nei suoi confronti non l’abbia agevolato.
Di certo non ha aiutato a fare chiarezza sui motivi del gesto il silenzio dei giornali. Casi come quello del sovrintendente Malvestiti non sono infrequenti in Italia, come non è raro che le notizie dei suicidi siano trascurate dalla stampa. Tanto che in Facebook esiste pure un gruppo cui aderiscono 725 persone che si chiama Osservatorio Suicidi in Divisa (Osd), dove le notizie circolano.
Roberta Boriosi è pure lei una poliziotta, entrata nel 1986 nella polizia di stato. Tra le prime donne in Italia dopo la smilitarizzazione, ha esercitato il ruolo di agente, anche a Venezia, dove ha vissuto per dodici anni. Nel 1987 si è stabilita a Trieste e vive sul Carso. Oltre che fare la poliziotta, è autrice di numerosi libri e drammaturga.

(Claudio Madricardo)

Ciao, R. “poliziotto ignoto”

Ciao R., non ci siamo mai incontrati di persona, ma non importa: abbiamo indossato per trent’anni la stessa divisa e per me questo è sufficiente. Ti sei sparato un mese fa qui a Trieste con la pistola d’ordinanza e questo purtroppo ormai non fa più notizia, tanto che in cronaca locale non è uscita nemmeno mezza riga. Non lo sa nemmeno la gran parte dei colleghi. Inoltre, non avendo famiglia, tu sei un morto che nessuno reclama: perfetto esempio di “poliziotto ignoto”.

Di te sappiamo solo che hai recentemente sofferto di una forte depressione dovuta a lutti familiari e che eri stato da poco reintegrato in servizio, con la conseguente riconsegna della stessa arma con cui ti sei poi sparato. Io non sono nessuno, quindi non ho titoli per chiedere un “perché” a chicchessia. Non so nemmeno se esista un “qualcuno” che abbia l’autorità di farlo, né se quest’autorità verrà mai esercitata. Sono certa solo del fatto che rischio di “pagare qualcosa” per questa lettera, ma non m’importa. Io te la devo.

La tua collega Roberta Boriosi – Questura di Trieste

Agenti di Polizia. Lettera a un collega suicida ultima modifica: 2019-07-19T12:46:39+02:00 da YTALI
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2 commenti

Antonella 20 Luglio 2019 a 13:38

Conoscevo Riccardo , e la notizia mi ha sconvolta per il dolore e per come è stata trattata la questione… Era una bellissima persona, di una lealtà, gentilezza e dolcezza, purtroppo ancora rare da trovare. Ci manchi Riccardo, ci mancherai e ci auguriamo solo che, se esiste ancora un qualcosa oltre la vita , adesso la tua sia più serena. Unica consolazione che riesce a darci un po’ di pace.

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Claudio 23 Luglio 2019 a 0:00

Conoscevo Riccardo. Averne saputo adesso la notizia della sua tragica morte mi lascia profondo dolore. Con lui ho condiviso battute, gioie e magari a volte anche solitudini. Forse avrei potuto fare la sua stessa fine ma ho tenuto duro e sono riuscito a salvarmi anche grazie al pensionamento. A volte noi poliziotti ci sentiamo abbandonati, che nessuno ci lasci al buio di queste maledette depressioni. Ciao Riccardo. Un grande abbraccio ❤

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