Oltre alla sfida diretta tra Luigi Brugnaro e Pier Paolo Baretta, c’erano altri candidati sindaci e alcuni di questi hanno ottenuto risultati interessanti che meritano di essere analizzati per comprendere l’evoluzione dell’opposizione al rieletto sindaco di Venezia.
I risultati delle candidature di Marco Gasparinetti, in particolare, e di Giovanni Andrea Martini sono degni di osservazioni. Innanzitutto per il risultato. A titolo di comparazione per avere una lista non legata ai partiti principali che passa il 3% dobbiamo risalire alle elezioni del 2005 quando la Lista Salvadori ottenne il 3,13% all’insegna della campagna elettorale sul “decoro”. Le candidature di Gasparinetti e Martini hanno invece ottenuto rispettivamente il 4,05% e il 3,49%.
Si tratta ovviamente di due liste diverse, anche se entrambe a sinistra del Pd di Pier Paolo Baretta, per i contenuti dei programmi di governo comunale. La candidatura di Gasparinetti nasce dal Movimento 25 aprile e copre un’area “ideologica” ben precisa. La candidatura di Martini nasce con una maggiore accezione politica poiché Martini era il presidente uscente della Municipalità di Venezia-Murano-Burano, uscito dal Pd in polemica con le mancate primarie.
Vediamo nel dettaglio. Nella prima mappa sono rappresentati i risultati in termini percentuali dei due candidati per sezione. Nella seconda mappa la variazione tra il risultato comunale e quello ottenuto nelle singole sezioni.
Marco Gasparinetti
Come si nota dalla mappa, Marco Gasparinetti è andato molto bene nel centro storico della città. A titolo di esempio, nel territorio della Municipalità di Venezia-Murano-Burano il candidato della lista Terra e Acqua 2020 ottiene poco sotto il 5% soltanto a Sant’Elena Nord (seggio 13), Certosa-Sant’Erasmo-Vignole (seggio 84) e a Burano ovest-Mazzorbo-Mazzorbetto-Torcello (seggio 87). Per il resto non c’è seggio in cui non sia sopra il 5%. A differenza di Martini, come vedremo, il consenso di Gasparinetti è alto ma soprattutto più uniforme nella città storica e riguarda tutti i sestieri (con punte tra Castello e Cannaregio). Nella Municipalità di Lido-Pellestrina Gasparinetti ottiene buoni risultati nella parte nord dell’isola, come Martini. Ancora, però, a differenza di quest’ultimo con maggiore uniformità scendendo verso gli Alberoni. Come per Martini, Pellestrina è off limits per Gasparinetti. In Terraferma i risultati sono molti diversi. Sono tutti sotto il 5% (tranne Ca’ Rossa-Serravalle), qualcuno tra il 3% e il 5%, il resto sotto il 3%.
Giovanni Andrea Martini
La candidatura di Martini è come quella di Gasparinetti molto radicata nel centro storico di cui esprime alcune criticità. Tuttavia la presenza di Martini in alcune località della Terraferma lo distingue dalla candidatura di Gasparinetti. Nello specifico il presidente uscente della Municipalità di Venezia-Murano-Burano ottiene e supera la soglia del 10 per cento nelle sezioni dei sestieri di Dorsoduro, San Polo e Santa Croce. Martini ottiene tra il 5 e il 10 per cento in alcune parti di Castello (Sant’Elena e San Pietro) e in maniera più diffusa a Cannaregio. Più contenute nel resto della città storica, anche se poco sotto il 5%. Nell’ambito lagunare più difficile per il candidato ottenere voti a Burano, Pellestrina e in alcune parti del Lido. Per quanto riguarda la Terraferma, Martini ha ottenuto sopra il 5% soltanto nella sezione 175 (Altobello, Via Torino). Per il resto tutto sotto il 3%, con delle punte in alcune aree: Marocco-Terraglio, Terraglio-Ca’Sagredo, Tessera.
Le liste
Se consideriamo le liste vediamo che la situazione non cambia di molto per la lista di Gasparinetti. Terra e Acqua 2020 ottiene il 4,04% a fronte del 4,05% ottenuto di Gasparinetti. In effetti se si osserva il differenziale tra i voti del candidato sindaco e quelli di lista si vede che non c’è sostanziale differenza: sono circa tredici le sezioni in cui il differenziale è tra lo 0,5% e l’1%. In breve c’è stata molta fedeltà tra il voto al sindaco e il voto alla lista. Un premio alle posizioni della lista? Può darsi. Forse l’indice di preferenza (IP) ci fornisce qualche elemento di riflessione in più. L’IP è il rapporto tra il numero di voti di preferenza espressi e il numero di voti di preferenza esprimibili e fornisce un risultato compreso tra zero (non si è espresso alcun voto di preferenza) e uno (il numero di preferenze assegnate è uguale al numero di preferenze assegnabili). Terra e Acqua 2020 ha ottenuto lo 0,21. Significa che il 21 per cento degli elettori di Terra e Acqua 2020 hanno espresso una preferenza. A titolo di esempio, partiti organizzati (il Pd) o che contano su una lunga storia organizzativa (Fratelli d’Italia) hanno ottenuto oggi o nel passato cifre simili. Si tratta di partiti che coprivano un’area politica ben precisa o potevano contare sulla fedeltà di comunità di lunga data, oltre ad ampie reti di relazione. Quella fedeltà e quelle reti di relazione erano fondamentali per il gioco delle preferenze, mentre la copertura di un’area politica specifica riusciva ad attrarre molti voti al di là delle comunità di appartenenza. Terra e Acqua 2020 sembra diversa dalle liste nate fuori dai partiti del passato. Queste ottenevano risultati molto alti in termini di preferenza (sopra lo 0,3), anche di fronte a scarsi risultati elettorali. Nel caso di Terra e Acqua 2020 si tratta pertanto di una buona performance perché si può supporre che abbia un elettorato che ha votato per ciò che quella lista rappresentava e per l’area politica che copriva, riuscendo grazie all’organizzazione dietro la lista – il movimento 25 aprile – a svolgere una funzione rilevante nel gioco delle preferenze.
La lista di Martini invece ha ottenuto il 2,52%, a cui bisogna aggiungere lo 0,90% ottenuto dalla lista Ecologia e solidarietà. Come nel caso di Terra e Acqua 2020 non c’è molta differenza tra la somma dei voti delle due liste per sezione e i voti dati al candidato sindaco Martini. Per quanto riguarda l’indice di preferenza, la lista Tutta la città insieme ottiene lo 0,25: significa che un quarto degli elettori della lista hanno espresso una preferenza. Anche in questo caso possiamo dire che si è potuto contare sulla riconoscibilità a livello di centro storico della lista. Forse, a differenza di Terra e Acqua 2020, si tratta di una riconoscibilità che nasce dalla posizione del candidato sindaco che per cinque anni ha svolto una funzione mediaticamente importante nell’opposizione a Brugnaro.
Le due liste e le due candidature sono quindi due movimenti politici radicati nel centro storico, alternativi al Pd – anche se dialoganti in maniera differente –, l’uno molto legato all’esperienza politica della figura del candidato sindaco (Martini), l’altro molto legato al movimento 25 aprile e a quello che per molti cittadini esso rappresenta. Questa differenza è forse quella più rilevante in termini del futuro dei due movimenti. Per Tutta la città insieme, senza la figura centrale ed esposta di Martini, per quanto eletto in Consiglio comunale, il suo movimento può continuare? O finirà per essere parzialmente riassorbito – almeno nei suoi quadri più politici – dal centrosinistra?
Il movimento di Gasparinetti, anch’egli entrato in Consiglio comunale, si troverà anch’esso ad affrontare una serie di problematiche. Innanzitutto, se continuare ad essere un ibrido tra associazione e lista oggi rappresentata nelle istituzioni cittadine. Sarà interessante capire come si relazionerà Gasparinetti rispetto al resto dell’opposizione al sindaco. Da capire inoltre se l’ibrido Terra e Acqua 2020 possa immaginare una qualche soluzione di collaborazione con i partiti a sinistra del Pd. In particolare con la lista Verde e Progressista che è riuscita a far eleggere in comune Gianfranco Bettin.
Vale infatti la pena aprire una parentesi sull’ex pro-sindaco di Mestre. Con il 4,93% la lista Verde e Progressista ha ottenuto buoni risultati nella città storica – Dorsoduro, Cannaregio, Castello – ma soprattutto ha ottenuto risultati migliori delle altre due liste a sinistra del Pd in Terraferma, in particolare a Marghera, Zelarino e varie aree di Mestre. L’indice di preferenza della lista è molto alto, lo 0,31, come sempre per le liste di Bettin (era lo 0,32 nel 2010 e lo 0,25 nel 2015).

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