La sofferenza razionale di Jean Jacques Kupiec

GUIDO MOLTEDO
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Guardo le scene in Israele e il mio pensiero va a uno dei miei più vecchi e cari amici, Jean Jacques Kupiec, scienziato ed epistemologo parigino di chiara fama, pensatore libero, direi anarchico, come il titolo di un suo libro importante, tradotto e pubblicato in Italia, La concezione anarchica del vivente.
Ci conoscemmo nei primi anni Settanta, in America, e io non sapevo che fosse ebreo, e non l’ho saputo per tanto tempo, per il semplice fatto che, in quell’epoca, conoscere e definire le persone sulla base del loro credo, origine, censo o altro, non c’importava niente, non era interessante. C’interessava altro, la cultura anticonformista, l’impegno politico, il sogno di cambiare il mondo, la trasgressione, tutt’insieme, tutti uguali. Di recente, parlando del più e del meno, mi ha detto che sta studiando l’yiddish e io ho supposto che in qualche modo fosse diventato religioso. E così gli ho chiesto come aveva trascorso la giornata di sabato, che era l’ultimo giorno del ciclo delle festività ebraiche più solenni, iniziate con il Rosh Hashanah e terminate con lo Yom Kippur. La tua famiglia – gli ho detto – so che è di tradizioni laiche ma so anche che recentemente, negli ultimi anni, hai sentito il bisogno di tornare alle radici anche religiose dell’ebraismo. E la sera le notizie da Israele dell’attacco di Hamas. Come hai vissuto quei momenti?

No, non è proprio così. – mi dice Jean Jacques – Se, come molti ebrei, m’interrogo sulla mia identità ebraica, non è che senta il bisogno di tornare alle origini religiose dell’ebraismo. M’interessa la dimensione culturale dell’ebraismo e il modo in cui m’influenza, ma sono risolutamente ateo, e lo sono ancora di più quando vedo a cosa porta il fanatismo religioso, che sia ebraico, musulmano o cristiano! Sabato scorso doveva essere un giorno come tutti gli altri. Quando ho sentito le notizie da Israele, inizialmente sono rimasto sbalordito, come tutti, credo.

Gli chiedo se la giornata di sabato segni un prima e un dopo nella sua vita, nel modo in cui guarda il mondo.

No, non c’è un cambiamento radicale nel mio modo di vedere il mondo, ma piuttosto una conferma di ciò che penso da tempo: da quando l’estrema destra ha preso il potere, Israele sta andando dritto contro il muro. Non solo Israele, forse il mondo intero. Recentemente ci siamo scambiati alcune e-mail sull’incompetenza del governo di estrema destra in Italia. Purtroppo stanno guadagnando terreno gli incompetenti che fanno discorsi demagogici semplicistici. Sono già al potere in molti paesi: Italia, Israele, Polonia, Ungheria, Gran Bretagna, Svezia, ecc. e stanno prendendo piede in molti paesi (Francia, USA). Questi idioti incompetenti ci stanno portando al disastro.

Quale spazio resta per la politica, per evitare di trattare vicende come quelle in corso in maniera giustamente ma non solo emotiva?

Ho parenti in Israele e ovviamente sono preoccupato per loro, ma questo non è un motivo per abbandonare la razionalità. Non dobbiamo impedirci di pensare e cercare di capire come siamo arrivati ​​fin qui. Abbiamo il diritto di criticare le politiche del governo d’Israele, come di qualsiasi altro paese.

Haaretz sostiene che Netanyahu porta la responsabilità di questa guerra tra Israele e Gaza…

Sono d’accordo con Haaretz. La colonizzazione della Cisgiordania deve cessare e bisogna tornare agli accordi di Oslo. Disgraziatamente questo sembra impossibile, poiché hanno vinto gli estremisti dei due campi. Il progetto dell’estrema destra israeliana – la costruzione della Grande Israele – passa attraverso l’espulsione dei palestinesi.

La sofferenza razionale di Jean Jacques Kupiec ultima modifica: 2023-10-09T18:42:11+02:00 da GUIDO MOLTEDO
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